Il glutine è un complesso proteico contenuto in diversi cereali, in particolare grano e frumento. Molti consumatori accusano, sempre più frequentemente, sintomi che sarebbero dovuti a una difficoltà nella assimilazione di questa proteina: la cosiddetta intolleranza al glutine. I sintomi interessano sempre, naturalmente, l’apparato digerente e la maggior parte delle volte sono rappresentati dalla concomitanza di dolori addominali, diarrea, stitichezza et similia. Purtroppo resta ancora difficile identificare la vera causa di questo tipo di malessere, fermo restando il fatto che esiste una vera e propria classificazione delle tipologie di disturbi legati all’assunzione di glutine.

La prima, e senza dubbio la più importante, è la celiachia, malattia autoimmune caratterizzata da una predisposizione genetica. C’è, poi, una generica sensibilità al glutine che può verificarsi anche in assenza di una vera e propria celiachia; e, per finire, la cosiddetta Sindrome dell’Intestino Irritabile (SII), i cui sintomi possono essere scambiati con l’intolleranza al glutine.

Senza glutine

Per ovviare a questa patologia diffusa e andare incontro alle esigenze dei consumatori, sempre più aziende del settore alimentare offrono prodotti gluten free, in cui la percentuale della proteina è ridotta ai minimi termini o del tutto assente. Ma molte volte non basta e il disturbo potrebbe essere legato a una molteplicità di fattori.

Resistenze

L’intolleranza al glutine resta, ad oggi, una di quelle patologie, o presunte tali, su cui ancora si dibatte aspramente in molti centri di ricerca sparsi per tutto il mondo.Diversi medici, soprattutto in passato, hanno finito per escludere che alla sua base ci sia una vera e propria difficoltà fisiologica, una resistenza da parte dell’organismo nei confronti della proteina incriminata.

E così, quei pazienti che non risultavano positivi alla celiachia o a una più banale allergia al grano, venivano mandati a casa senza una cura, senza spiegazione. Questo finché un piccolo gruppo di ricercatori non ha iniziato a interessarsi in maniera più pressante su un possibile collegamento tra componenti del grano e sintomi dei pazienti non celiaci.

Sono nate, così, almeno due scuole di pensiero: chi è convinto che anche pazienti non celiaci possano presentare reazioni al glutine o ad altre sostanze presenti nel grano (una sindrome chiamata Sensibilità Nonceliaca al Glutine); altri, invece, che identificano nei carboidrati FODMAPs i principali responsabili della malattia.

FODMAPs

È proprio su questi ultimi che si è concentrata la ricerca. Un team di ricercatori dell’Università di Oslo ha messo in piedi un esperimento che può darci qualche indicazione generale, seppur non sia assolutamente risolutivo della questione. Reclutato un buon numero di persone che soffrivano di disturbi legati all’assunzione di glutine, si è proceduto col somministrargli tre snack diversi, in un ordine per loro ignaro: uno contenente glutine, un altro contenente soltanto FODMAPs e, infine, un placebo.

I risultati sono stati stupefacenti: quasi il 40% del gruppo ha indicato i sintomi peggiori come provenienti dall’assunzione della barretta di FODMAPs, più di un terzo, invece, li ha riconosciuti nella porzione placebo. Questo starebbe a significare che i disturbi potrebbero essere causati proprio dall’assunzione di FODMAPs (presenti in numerosi alimenti) invece che dalla sola componente glutinica. Naturalmente manca ancora una verifica più approfondita della ricerca ma l’occorrenza dei disturbi potrebbe derivare da ben altra cosa che il solo e vituperato glutine.