Corre l'anno 2013 quando la famiglia di Sofia De Barros decide di affidarsi alla promettente cura messa a punto da Davide Vannoni. La famiglia fece ricorso in tribunale per ottenere l'accesso al trattamento Stamina per garantire l'accesso alle cure da parte della figlia, gravemente malata. Il ruolo di Conte in questa storia non sconfina dall'esercizio delle sue competenze professionali. Di fatto, il neo-presidente all'epoca dei fatti, si incaricò del sostegno legale della famiglia De Barros. La lotta condotta dalla famiglia di Sofia fu l'episodio più emblematico di tutta la vicenda Stamina, un giro di vite che ha fatto e continua a far parlare di sé, soprattutto ora che l'avvocato della famiglia ha assunto le veci di vertice dell'esecutivo.
Il caso
È il 2005 quando Vannoni si reca in Ucraina, per il primo di cinque viaggi, al fine di sottoporsi ad alcuni trattamenti per la cura di una emiparesi facciale. La cura prevede l'uso di cellule staminali, ovvero cellule primitive, non specializzate, capaci di trasformarsi in molteplici altri tipi di cellule somatiche. Il processo messo in atto dalle cellule staminali è denominato differenziazione cellulare. In seguito al trattamento, Vannoni sostiene di essere guarito del 50% e di voler importare la cura in Italia. Fra il 2006 e il 2007 Vannoni e i biologi russi Vyacheslav Klymenko ed Elena Schegelskaya, fondano, a San Marino, la Re-gene SRL eseguendo trattamenti con cellule staminali senza alcuna autorizzazione.
A seguito di un indagine dei NAS, i biologi russi lasciarono l’Italia.
Nel 2007 a Torino, Vannoni iniziò a trattare pazienti affetti da malattie diverse con preparati a base di cellule di derivazione midollare o staminali multipotenti. È bene sottolineare che l’Unione Europea già nel 2007 decretò che le cellule estensivamente modificate ex-vivo sono medicinali e come tali devono seguire il relativo iter di approvazione, quindi il modus operandi di Vannoni andava già contro le direttive Europee oltre che Italiane.
L’anno successivo somministrò i medesimi trattamenti in una clinica estetica a San Marino, luogo in cui incontrò il Dr. Martino Andolina. Nel 2009 Andolina e Vannoni cominciarono a trattare dei pazienti all’ospedale pediatrico di Trieste. In tale occasione, il sistema di controllo statale iniziò ad attivarsi, infatti, a seguito di un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, si aprì un’inchiesta condotta dal Procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello sulle azioni di Davide Vannoni.
Il 28 dicembre, il Corriere della Sera denuncia una truffa internazionale ai parenti dei malati e La Stampa racconta della tragedia avvenuta a Claudio Font, morto il 17 dicembre, dopo aver pagato 40.000€ per i trattamenti offerti da Vannoni nella clinica estetica a San Marino. Malgrado le pressioni derivanti dalla morte di Font e le invettive della stampa, Vannoni continuò ad offrire trattamenti senza alcuna certificazione, controllo e approvazione ad un prezzo che orbitava fra i 20.000€/50.000€, ricevendo anche denunce per alcuni effetti collaterali riscontrati a seguito del trattamento.
Nel 2011 il cerchio iniziò a restringersi per Andolina in quanto non poté più eseguire trattamenti a Trieste a causa dell’indagine della Procura della Repubblica.
A febbraio Andolina e la Stamina Foundation pubblicarono sulla stampa Nazionale la notizia di aver salvato la vita a Celesta, bambina affetta da SMA1 (Atrofia muscolare spinale grave/acuta anche chiamata Sindrome di Werdnig-Hoffman). Uno studio di risposta pubblicato su Neuromuscular Disorder (importante rivista scientifica che presenta un fattore d’impatto di 2.969 punti nel 2016) dimostrò che tale trattamento fu inefficace. Finalmente nel 2012, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) emette un'ordinanza che vieta il trattamento con i protocolli Stamina agli Ospedali civili. Nonostante ciò il tribunale di Venezia, il 15 maggio, ammette il proseguimento dei trattamenti per Celeste, prescrivendo tale trattamento come “cura compassionevole”.
Nel medesimo anno, una commissione ministeriale composta da da ISS, NAS, AIFA, guidata da Massimo Dominici (docente UNIMORE) e Alessandro Nanni Costa (direttore del Centro Nazionale Trapianti) dichiara tale metodo: ”Pericoloso per la salute”.
Nel 2013, programmi televisivi quali Le Iene, il Ministro Balduzzi, Adriano Celentano, persone e “organismi” i quali ruoli sono esterni al mondo della medicina e della biologia molecolare, difesero la richiesta della famiglia di Sofia De Barros di continuare il trattamento con il metodo Stamina, dopo il ricorso presentato da Giuseppe Conte. In risposta a tale avvenimento, 13 ricercatori e svariati accademici, in data15 marzo, pubblicarono la seguente lettera indirizzata al ministro Balduzzi: “non rientra tra i diritti dell’individuo decidere quali terapie debbano essere autorizzate dal Governo, e messe in essere nelle strutture pubbliche o private.
Non rientra tra i compiti del Governo assicurare che ogni scelta individuale sia tradotta in scelte terapeutiche e misure organizzative delle strutture sanitarie. Non sono le campagne mediatiche lo strumento in base al quale adottare decisioni di carattere medico e sanitario. La neutralità intellettuale e morale scelta dal Ministero, rispetto al vero merito della questione sollevata, oggettivamente incoraggia e supporta pratiche commerciali che direttamente o indirettamente sottendono alla propaganda di terapie presunte”.
A distanza di un mese dalla lettera, il Consiglio dei Ministri approva un D.L. che autorizza il trattamento con il metodo Stamina, un giorno dopo l’Associazione Famiglie SMA fa un appello chiedendo una corretta informazione su tale trattamento.
Poco dopo Vannoni pubblica gli indirizzi mail dei membri della Commissione del Senato su Facebook causando un vero e proprio mail-bombing. Il 22 aprile registra una svolta fondamentale nel caso Stamina, l’EMA interviene (Agenzia Europea del Farmaco) tramite il seguente comunicato stampa: ”le terapie cellulari sono considerate medicinali nel caso ci sia una seppur minima manipolazione delle cellule destinate all’applicazione clinica, o nel caso in cui queste siano destinate a svolgere una funzione diversa da quella che di solito hanno nell’organismo. E per questo l’uso di una qualsivoglia terapia a base cellulare di questo tipo e` soggetta a tutte le forme di autorizzazione e controllo previste per i farmaci, comprese quelle per la loro produzione».
Il comunicato prosegue affermando che «permettere ai produttori di questi trattamenti di evitare di rimanere in conformità con questi standard qualitativi, ad esempio riclassificando in maniera inappropriata i trattamenti bypassando il ruolo delle autorità competenti nel controllo dei farmaci, potrebbe mettere i pazienti a rischio di contaminazione o caratterizzazione inadeguata delle preparazioni cellulari, e dunque esporre i singoli pazienti a enormi rischi sia a breve che a lungo termine”.
Finalmente il lunedì 8 luglio 2013, il Ministro Lorenzin dichiara che il trattamento Stamina non è una cura, ma numerosi tribunali continuarono ad avallare il metodo Stamina. Il 19 dicembre iniziarono a trapelare le prime informazioni riguardanti il dossier dei NAS sull’indagine legata a Stamina.
In tali dossier si evidenziava come le infusioni somministrate ai pazienti non contesserò né neuroni e nemmeno cellule staminali, neppure in dosi omeopatiche.
La fine di Stamina e le cause di queste pseudoscienze
Finalmente si arrivò all’emissione dell’avviso di garanzia a carico di Davide Zannoni e al sequestro della strumentazione del suo laboratorio e quello dell’ospedale di Brescia. Questa vicenda si concluse nel 2017 con 4 medici di Brescia condannati. Una domanda sorge spontanea, come mai tutti questi trattamenti miracolosi, queste pseudoscienze fanno breccia così facilmente? Una prima causa immediata è l'esiguo dialogo comunità scientifica-stato e comunità scientifica-cittadini. Questo perché se una équipe di ricercatori esperti in un settore stabilisce che la fantomatica cura proposta dal Dr.
"X" è inefficace e lo dimostra, un politico o un magistrato deve seguire quello che viene riferito da persone più esperte di lui nel dato settore. Nessuno di noi penserebbe mai di portare la macchina ad aggiustare da un architetto, ma la porta dal meccanico, questo purtroppo non avviene in ambito medico-biologico, come si vede anche dalla polemica sui vaccini ad opera dei No-Vax e Free-Vax. In ultimo, non possiamo che ricondurre il successo di tali pratiche a quello che è sicuramente la sfera più intima e umana dell'individuo: l'emotività legata alla speranza. Non è difficile del resto assumere credito come venditore di speranze agli occhi di chi, negazione dopo negazione, ha ormai perso ogni punto di riferimento da parte dell'entourage medico sprofondando nella più completa disperazione. Ciò che ha fatto Davide Vannoni è stato semplicemente costituirsi come un venditore di facili speranze.