Negli ultimi 150 anni l’aspettativa di vita media è cresciuta: era di 45 anni nel 1850, 63 nel 1940, 76 nel 2000, fino a 79 anni nel 2018, grazie al miglioramento dell’assistenza sanitaria, alla diffusione dei farmaci (vaccini e antibiotici) e alla minore insorgenza di malattie infettive.

In tutto il mondo si sta investendo, sempre di più, in tecnologie e farmaci orientati ad un invecchiamento sereno e rallentato nel tempo.

I ricercatori del Panorama Research Institute, Sunnyvale, California, hanno esaminato i fattori necessari ad aumentare la durata della vita in un lavoro pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research nel maggio 2018.

Dopo aver analizzato molti studi clinici sono arrivati alla conclusione che esistono 5 punti chiave per superare gli 80 anni di età senza malattie: 1) astinenza dal fumo di sigaretta; 2) minimo 30 minuti di esercizio fisico moderato giornaliero; 3) dieta bilanciata e di qualità, con pochi alimenti processati; 4) modesta assunzione di alcol; 5) mantenimento di un BMI (indice di massa corporeo) ottimale: normopeso (da 18.5 a 24.9 kg/m2).

Altri fattori favorevoli sono stati la durata e la qualità del sonno (7-8 ore a notte), la restrizione calorica e il digiuno intermittente in assenza di dieta ipocalorica.

I risultati sono stati che, a partire dall’età di 50 anni, le donne che seguono tutti questi comportamenti, possono avere un’aspettativa di vita di altri 43 anni, ossia arrivare a 93 anni (un extra di 14 anni in confronto a quelle che non li adottano), mentre gli uomini possono vivere per altri 37.6 anni, ossia raggiungere gli 87.6 anni (un extra di 12.2 anni rispetto a coloro che non li accettano).

Osservazioni negli studi clinici

Gli studi mirati ad identificare i 5 fattori che influenzano in modo significativo la longevità (fumo, BMI, esercizio fisico, alcol, dieta) sono stati condotti ad Harvard per 24 anni su 78.865 e per 28 anni su 44.354 soggetti.

In due studi, uno che ha coperto più di 2.1 milioni di pazienti all’anno, e un altro con 531.804 partecipanti di 17 paesi, rispettivamente 1/3 e 2/3 delle morti premature sono state imputate a scelte di vita non salutari, tra cui fumo, consumo eccessivo di alcol, inattività fisica, dieta sbilanciata e obesità.

Nei soggetti non sani è stato osservato un aumento di marcatori metabolici e infiammatori come trigliceridi, proteina C reattiva, citochine infiammatorie (IL6 e TNF alfa); questi sono stati associati ad un invecchiamento epigenetico (metilazione del DNA e senescenza cellulare).

Interessante è che i cambiamenti metabolici (ridotta tolleranza al glucosio, insulino resistenza e ipertensione) sono stati imputati ad alterazioni epigenetiche, tramandabili per parecchie generazioni.

Pertanto alcune persone sono apparse resistenti ai benefici dei fattori individuati, a causa di uno scorretto stile di vita dei genitori e dei nonni.

Altro dato è che l’obesità presente nel periodo di crescita tra 9 e 12 anni prima della pubertà o durante la gravidanza, è stato associato a obesità, diabete e disfunzione cardiovascolare nell’adulto.

Alcuni meccanismi di azione

I giovamenti dello stile di vita avvengono per mezzo della stimolazione delle proteine mTOR (centro di controllo della crescita, del metabolismo e longevità delle cellule sane), dell’eliminazione di cellule senescenti e dei cambiamenti di espressione di numerosi geni metabolici coinvolti nel miglioramento dell’insulino sensibilità.

Secondo gli studi a lungo termine presso l’Università del Wisconsin e dell’Istituto Nazionale di Aging, anche la restrizione calorica ha incrementato la durata della vita; essendo spesso difficile da attuare per tentazioni alimentari, è stato introdotto il regime del digiuno intermittente nel quale si mangia per 6 ore con una dieta non ipocalorica. In entrambi i metodi, di restrizione calorica e digiuno intermittente normocalorico, sono stati riscontrati ringiovanimento delle cellule intestinali, degli oligodendrociti (cellule che formano la guaina mielinica delle fibre nervose) e delle cellule staminali ematopoietiche, oltre alla rigenerazione delle cellule pancreatiche.