Un vero è proprio allarme, proveniente dalla Svizzera e rilanciato con un’inchiesta del noto quotidiano francese Le Monde, riguarda il farmaco Prolia prodotto dall’americana Amgen ed utilizzato nella cura dell’osteoporosi.
Stando ad alcuni ricercatori svizzeri ed all’inchiesta, pubblicata sul quotidiano francese lo scorso 27 giugno, il farmaco avrebbe degli effetti collaterali devastanti dopo l'interruzione del trattamento; alcuni pazienti, infatti, avrebbero avuto delle fratture vertebrali multiple quale conseguenza della sua sospensione.
Il farmaco consiste in una soluzione, iniettabile ogni 6 mesi attraverso siringhe preriempite, basata sul principio attivo denosumab e sembrava essere un farmaco “miracoloso” per la sua provata efficacia nella cura di questa particolare patologia caratterizzata da una rarefazione e da un indebolimento delle ossa.
All'inizio il farmaco si dimostrerebbe particolarmente efficace, ma dopo l'interruzione della sua somministrazione vi sarebbero delle ricadute per i pazienti che in alcuni casi determinerebbero crolli vertebrali multipli.
La faccenda, secondo Le Monde, è abbastanza delicata, dal momento che tale farmaco è stato prescritto a circa 90.000 francesi affetti da osteoporosi con l'intento di contrastare efficacemente la fragilizzazione delle ossa che caratterizza questa patologia.
Per i ricercatori elvetici, il farmaco non è stato adeguatamente studiato
Il centro per le malattie ossee del principale ospedale di Losanna è stato il primo ad evidenziare una correlazione tra il farmaco e l’insorgenza di fratture vertebrali multiple dopo la sospensione della sua somministrazione.
Il problema, a detta dei ricercatori svizzeri, è dato dal fatto che lo studio su questo farmaco non è stato sufficientemente esteso sul periodo post somministrazione. Ossia, non sarebbero state adeguatamente verificate le potenziali conseguenze sui pazienti al momento dell’interruzione della somministrazione.
Ampio risalto al caso è stato dato sulla radio televisione svizzera (RTS) che ha raccolto diverse testimonianze di pazienti che sono incorsi in problematiche legate all'utilizzo del farmaco, facendo emergere una situazione che è ben più grave di quel che si prospettava: il sistema svizzero di vigilanza sui farmaci ha notificato 115 casi di questo tipo verificatisi all'interruzione del trattamento farmacologico.
La Amgen prende le distanze dalle conclusioni dei ricercatori svizzeri
La società Amgen, produttrice del farmaco, nel frattempo si difende affermando che la percentuale relativa all’insorgenza dei casi è relativamente bassa (circa lo 0,2%) mentre i ricercatori di Losanna stimano un’ampiezza percentuale del fenomeno ben più vasta.
Critiche sono state mosse da Le Monde anche all’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) responsabile di aver omesso nel bugiardino la possibilità del crollo vertebrale multiplo quale conseguenza dello stop alla somministrazione. Una posizione quella dell'EMA diversa da quelle delle agenzie del farmaco di Svizzera, Australia, Canada, Brasile, Nuova Zelanda e Stati Uniti che invece hanno indicato tale controindicazione, informando così adeguatamente i pazienti.