Secondo uno studio condotto da ricercatori francesi, vi sarebbe una stretta correlazione tra l'uso dei pesticidi nelle coltivazioni agricole e l’aumento di patologie metaboliche come il diabete e l'obesità.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, è stato condotto da ricercatori dell'Istituto Nazionale della ricerca agronomica e dell'Istituto Nazionale di Sanità e ricerca medica utilizzando come cavie dei topi.

I risultati dell'esperimento lanciano un vero e proprio allarme: i test eseguiti in laboratorio, infatti, dimostrano in maniera inequivocabile che i roditori alimentati con verdure e ortaggi coltivati con l’impiego dei sei pesticidi maggiormente utilizzati in agricoltura hanno fatto registrare un notevole aumento di massa grassa e sviluppato i segni precursori del diabete.

L'esperimento prova una stretta relazione tra pesticidi e patologie metaboliche

Il test, durato un anno, è stato condotto su dei topi suddivisi in due gruppi principali tra chi mangiava "biologico" (alimenti agricoli prodotti senza l'impiego di pesticidi) e chi "chimico", (alimenti agricoli coltivati con l'impiego di pesticidi); alla fine, si è evidenziato che i roditori nutriti con cibi contaminati da pesticidi sono aumentati di peso ed hanno anche sviluppato i segni precursori del diabete, a differenza dei roditori che hanno mangiato biologico.

Secondo gli studiosi francesi il fatto che i roditori siano ingrassati è la prova provata che vi sarebbe uno stretto legame tra i pesticidi e lo sviluppo di malattie metaboliche come obesità e diabete.

Entro l'anno, tra l'altro, è attesa la pubblicazione di una ricerca effettuata dall'EFSA, (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) inerente i possibili effetti dei pesticidi sulla tiroide e sul sistema nervoso; ricerca che potrebbe mettere ulteriormente sotto accusa l'uso di queste molecole di sintesi chimica impiegate in agricoltura per combattere organismi nocivi.

Sull'argomento è intervenuta anche l'associazione italiana medici per l'ambiente

La dottoressa Antonella Litta, referente nazionale dell’associazione italiana medici per l'Ambiente ha evidenziato che negli ultimi 50 anni sono state immesse nell’ambiente più di centomila sostanze di sintesi chimica, tra plastiche, pesticidi, diossine, molecole generate dalla combustione, dall’incenerimento dei rifiuti e da altre attività industriali.

Queste sostanze, oltre ai noti effetti tossici e cancerogeni, producono anche un’azione di interferenza endocrina capace di alterare il metabolismo umano, favorendo così patologie come il diabete, l’obesità, malattie cardiovascolari, ecc.

La dottoressa Litta ha evidenziato anche i danni arrecati da tali sostanze sulle future nascite, dal momento che nei cordoni ombelicali vengono rilevati inquinanti ambientali quali pesticidi, metalli pesanti, diossine, sostanze chimiche e industriali che oltrepassano la barriera placentare e vanno ad interferire con il feto in evoluzione, alterando lo sviluppo sano dello stesso iniziato con il concepimento.