Un progetto che ha avuto il sostegno della Bill and Melinda Gates Foundation, punta ad avere un vaccino antipoliomielite orale. Obiettivo eradicare la poliomielite su tutta la terra così come, alla fine degli anni ’70, è stato fatto con il vaiolo. Nel 2017 i virologi americani avevano già sviluppato un vaccino simile ma, in rari casi, i virus attenuati potevano evolvere fino a raggiungere uno stadio virulento.
Un problema pare scongiurato dal nuovo vaccino che ha già superato i test clinici di Fase I. I risultati sono stati pubblicati su Cell Host and Microbe.
Una lezione anche per il Covid-19
OMS si è posto l’obiettivo di arrivare all'eradicazione della poliomielite così come, alla fine degli anni ’70, si è fatto con il vaiolo. Tra il 2000 e il 2017, una vasta campagna di vaccinazione è riuscita effettivamente a ridurre questa infezione del 99%, impedendo così a più di 13 milioni di bambini di essere infettati e di rischiare una paralisi potenzialmente debilitante. Ma questa malattia non è ancora eradicata.
Nell'ultimo periodo, causa Covid-19, l’attenzione dell’OMS si è allentata sul fronte poliomielite. Ma i ricercatori continuano le loro ricerche. In uno studio del virologo Raul Andino, della Università californiana di San Francisco, pubblicato nel 2017, veniva segnalato un possibile rischio associato ad un nuovo vaccino antipolio: in alcuni casi poteva evolvere e diventare virulente.
Il 23 aprile 2020, su Cell Host and Microbe, è stato pubblicato un nuovo studio con la partecipazione sempre di R. Andino, di Andrew Macadam e altri colleghi della Gates Foundation, il Center for Vaccine Innovation and Access a Seattle e il Center for Assessment of Vaccination presso l'Università di Anversa.
Si tratta dei risultati di uno studio clinico di Fase 1 condotto in doppio cieco su 15 volontari adulti, presso l'Università di Anversa (Belgio).
I volontari erano stati precedentemente vaccinati con un vaccino a base di virus inattivati, per scongiurare ogni possibile infezione nel caso il nuovo vaccino, a base di virus “vivi”, non avesse funzionato. I risultati sono stati positivi, il vaccino è risultato sicuro, stabile ed estremamente efficiente nel generare un numero abbondante di anticorpi contro il poliovirus. Risultati paragonabili a quelli del vecchio vaccino Sabin, usato per quasi 60 anni.
Intanto è in corso una sperimentazione clinica di Fase 2, e i primi risultati sembrano davvero promettenti. L’OMS sta già pianificando uno studio di Fase 3 in modo che, cessata l’allarme pandemia da Covid-19, si potrà portare a termine l’obiettivo di eradicare questa infezione virale dalla terra.
Quanti anni e quante risorse per arrivare ad un vaccino sicuro ed efficace, che dia una immunità permanente. Tutto questo è un monito per quanti, in questa pandemia da coronavirus, si lasciano prendere da facili entusiasmi ogni volta si parla di vaccini anti-Covid-19. Un vaccino, prima di essere davvero sicuro e di poterlo somministrare ad una vasta popolazione, necessita di tante verifiche dove, ogni passaggio richiede enormi investimenti e tempo. Risultati che non si possono oggettivamente ottenere in pochi mesi.
Poliomielite in Italia
Una infezione da poliovirus, nella maggior parte dei casi, rimane asintomatica ma i portatori sani sono in grado, per un lungo periodo, di infettare altri. Nel 1% dei casi, il virus può portare ad una paralisi.
La poliomielite è causata da TRE tipi di poliovirus. Nel 2015 l’OMS aveva dichiarato che il poliovirus tipo 2 era stato eradicato. Il 24 ottobre 2019, sempre l’OMS, ha dichiarato che anche il poliovirus di tipo 3 era stato eradicato. Al momento quindi la minaccia di una poliomielite è limitata al tipo 1 che permane con diversi focolai di infezione, in forma endemica – cioè limitata a zone specifiche – soprattutto in Asia (Afghanistan e Pakistan) e Africa centrale, paesi dove rappresenta ancora una emergenza sanitaria.
L’Italia, così come tutta l’Europa, è definita dall’OMS Regione “polio-free”. Tuttavia, per noi il problema è rappresentato dalle potenziali infezioni da “importazioni”. Per questo, oltre alla copertura vaccinale, è necessario un vaccino sicuro in modo da proteggere immediatamente (entro 120 giorni) le popolazioni dei territori dove il livello vaccinale è sotto la soglia di guardia (vaccinazione di gregge), in caso di insorgenza di un focolaio di poliomielite.
I vaccini antipolio
Il primo vaccino antipolio si chiamava Salk (Jonas Salk; 1955), un vaccino iniettivo composto da virus inattivati. È sicuro ma richiede somministrazioni ripetute e non è in grado di assicurare una immunità di gregge. Per questo viene consigliato solo se vengono soddisfatte due condizioni, il numero di persone che si vaccinano è elevatissimo e la probabilità che il virus arrivi è molto bassa.
Pochi anni dopo arrivò un secondo vaccino, Sabin (Albert Sabin; 1962). Un vaccino orale, si prende con una zolletta di zucchero, usato per anni e che assicura una immunità di gregge. Basato su virus attenuati che, in rarissimi casi, possono mutare ed evolversi nella forma attiva e dare l’infezione.
Ovviamente il gioco vale la candela perché la vaccinazione è riuscita a ridurre drasticamente il numero di soggetti infettati, in misura decisamente superiore ai rari casi che comunque poteva causare.
In caso di focolaio infettivo, i protocolli prevedono di passare subito al vaccino Sabin, meno sicuro ma più efficace. Ora, se il nuovo vaccino orale dovesse superare le verifiche cliniche, potremmo accantonare i vecchi vaccini e considerare solo questo nuovo.