Niente più denuncia penale per chi vende cibo scaduto o in cattivo stato di conservazione: è quanto stabilito dal decreto legislativo numero 27 del 2021. Il decreto, che entrerà in vigore il 26 marzo, subentra a una legge del 1962 che per quasi 60 anni ha tutelato la salute pubblica. Tale legge all'articolo 5 contemplava i casi di vendita di sostanze alimentari avariate, mal conservate, contenenti pesticidi o additivi chimici vietati e prevedeva, per tutti i casi elencati, il reato di frode tossica con conseguente denuncia penale, arresto, sanzioni fino a 60 mila euro, revoca della licenza e chiusura del locale.
Con l'abrogazione di tale articolo e la prossima entrata in vigore del decreto legislativo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'11 marzo, i provvedimenti non saranno più di natura penale e sarà prevista per essi solo un'ammenda fino a 3 mila euro.
La necessità di modificare la normativa precedente nasce dal fatto che bisognava adeguare la normativa italiana a quella dell'Unione Europea, ma tale adeguamento richiedeva unicamente una regolamentazione dei controlli ufficiali, mentre l'abrogazione dell'articolo in questione non era prevista.
Lo stesso ministro per le Politiche agrarie, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, non vi aveva fatto cenno nell'esposizione delle linee guida del nuovo governo Draghi; al contrario si era detto impegnato in una regolamentazione delle sanzioni al fine di renderle più efficaci.
Inoltre la bozza del decreto consegnata in Parlamento dal precedente governo Conte non ne conteneva traccia, risulta quindi poco chiaro come si sia arrivati alla sua discussione e approvazione.
Normativa precedente
La normativa precedente, oltre alla denuncia penale, prescriveva il divieto d'importare alimenti non conformi alle disposizioni e teneva conto del rispetto da parte dei locali delle norme igieniche e dello stato di conservazione dei prodotti, contemplava i casi di alimenti in stato di alterazione, invasi da parassiti o contenenti residui di prodotti agricoli tossici per l'uomo.
Tale accurata casistica riusciva a evitare casi di intossicazioni alimentari o problemi di salute pubblica agendo in maniera preventiva a tutela dei diritti del consumatore. L'entrata in vigore del nuovo decreto, secondo i magistrati che hanno sollevato il caso, finirà per creare un vuoto normativo al quale difficilmente si potrà porre rimedio.
Un vuoto che, secondo il procuratore aggiunto del pool per la tutela del consumatore Vincenzo Pacileo, "Non si vede come colmare, visto che non si tratta di una depenalizzazione e non è prevista una trasformazione della norma in illecito amministrativo".
Resteranno attivi i controlli da parte dell'Asl e delle forze dell'ordine, ma secondo l'ex procuratore di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, sarebbe necessario intervenire con un decreto legge correttivo anche prima che questo decreto entri in vigore.