L'attività fisica è utile alla salute fisica come a quella mentale, ma finora non erano note le eventuali differenze legate al genere maschile e/o femminile.
Un gruppo di ricerca dell'Università californiana di San Diego, guidato da Judy Pa, ha seguito 758 persone per valutare gli effetti dell'attività fisica e mentale sulle performances cognitive. Il gruppo di persone seguite era composto da uomini e donne ultrasettantenni, con vari gradi di livello cognitivo che andavano da uno stadio normale sino alla demenza. Per la valutazione dei risultati, l'equipe californiana ha utilizzato specifici test cognitivi e analisi strumentali cerebrali.
I risultati dello studio californiano sono stati pubblicati sulla rivista "Neurology".
I due tipi di attività
Sia l'attività fisica sia quella mentale sono state valutate su base settimanale. L'attività fisica è stata calcolata tramite questionari appositi e parametri di consumo metabolico.
Tra le attività mentali sono state incluse la lettura di giornali, riviste e libri, la partecipazione ad attività di apprendimento (lezioni) e la pratica di attività ludiche stimolanti quali il gioco delle carte. I risultati sono stati successivamente messi in relazione alle differenze di genere.
I risultati dello studio
Le performances cognitive e la capacità di pensiero migliorano in entrambi i gruppi e con entrambe le attività, ma con importanti differenze legate al genere.
Le donne anziane traggono infatti maggior beneficio dall'attività fisica rispetto ai maschi.
L'attività praticata dai partecipanti allo studio era limitata, circa 15 minuti a settimana. Raddoppiare tale attività, soprattutto quella in grado di aumentare la frequenza cardiaca, consente alle donne, ma soltanto a loro, una stima di 2,75 anni in meno per quanto riguarda il processare il pensiero.
Anche l'incremento di attività mentali apporta miglioramenti cognitivi a maschi e femmine. Tuttavia, per ogni attività mentale praticata in più, si stima un "ringiovanimento" del pensiero di 17 anni per i maschi e di solo 10 anni per le donne.
Le prospettive future
Sono due gli aspetti da evidenziare da tali risultati.
Primo: la quantificazione dell'apporto che l'attività fisica offre alla riserva cognitiva e al rallentamento delle performances cognitive.
Secondo: la conferma che la medicina di genere consente di capire sempre meglio i fenomeni biologici e le differenze fisiopatologiche tra maschi e femmine. Saranno dunque indispensabili ulteriori ricerche per comprendere meglio e approfondire le varie interconnessioni tra riserva cognitiva, attività fisica e fattori genetici.