Per la prima volta, il virus Oropouche è stato isolato nel liquido seminale di un paziente italiano, di ritorno da Cuba. La scoperta arriva dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, che ha rivelato questa possibilità attraverso uno studio pubblicato su Emerging Infectious Diseases, la rivista del CDC americano.
Fino a oggi, il virus Oropouche era noto per trasmettersi esclusivamente tramite la puntura di moscerini infetti, in particolare il Culicoides paraensis, comune in America Latina. Ma l'isolamento del virus nel liquido seminale suggerisce che la trasmissione potrebbe avvenire anche tramite rapporti sessuali.
"Questo è un campanello d'allarme da non sottovalutare", ha spiegato Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’IRCCS. Sebbene i casi in Italia siano ancora pochissimi e tutti importati, questa scoperta apre scenari nuovi e preoccupanti per la Salute pubblica.
Virus Oropouche, poco studiato ma pericoloso
Conosciuto scientificamente come Oropouche, il virus ha causato circa 10.000 casi nel mondo, di cui 5 in Italia, oltre a due decessi registrati in Brasile. I sintomi ricordano quelli di altre malattie tropicali, come la febbre dengue o il virus Zika: febbre alta, dolori muscolari e articolari, mal di testa e, in casi più gravi, complicazioni neurologiche come meningite ed encefalite.
La malattia è endemica in Sud America e soprattutto in Brasile, dove si teme un aumento dei casi in parallelo ai cambiamenti climatici e all’aumento degli spostamenti internazionali.
Tra i sintomi più preoccupanti, c’è anche la possibilità che il virus possa influire sulla gravidanza, come hanno dimostrato alcuni casi di anomalie congenite e aborti spontanei osservati in Brasile.
"Il virus Oropouche può avere conseguenze gravi anche sul sistema nervoso centrale, con sporadici casi di meningite e encefalite", ha aggiunto Gobbi, sottolineando la necessità di monitorare costantemente l’andamento delle infezioni.
I rischi per l'Italia
L’arrivo del virus in Italia e in Europa accende una nuova luce sulla vulnerabilità sanitaria del continente.
Sebbene i casi siano ancora limitati e non si registrino episodi di trasmissione locale, il timore è che le zanzare o i moscerini presenti anche alle nostre latitudini possano, in futuro, diventare vettori del virus Oropouche. Per questo motivo, l’IRCCS di Negrar ha già attivato una collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e altri centri di ricerca internazionali per approfondire la competenza vettoriale delle specie presenti in Europa.
“La nostra priorità è conoscere meglio questo virus e condividere rapidamente le informazioni ottenute con i principali centri di ricerca nel mondo”, ha spiegato Concetta Castilletti, responsabile dell'Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell'IRCCS. L’obiettivo è quello di prevenire un potenziale rischio di diffusione in Europa e in Italia, dove, al momento, il livello di rischio rimane molto basso.