Scompare un grande sportivo ed amante del mare. Nato a Siracusa il 21 giugno 1931, negli Anni Sessanta e Settanta raggiunse diversi primati mondiali di profondità in apnea ad assetto variabile. Il primo record è del 1960, -45 metri, ottenuto vincendo il rivale, il brasiliano Amerigo Santarelli. In quel periodo fu in competizione con un altro celebre sub francese, Jacques Mayol, morto suicida nel 2001. I suoi record restano imbattuti per anni, fino alla data del 1976, quando si ritira dalla scena agonistica dopo 16 anni da protagonista. Dopo aver lasciato gli sport acquatici per un decennio, torna alle competizioni nel 1986 e nel 1988 scende fino a 101 metri.
Infine decide di abbandonare definitivamente il mondo dello sport.
Le spedizioni scientifiche e il Maiorca scrittore
Enzo Maiorca partecipò a numerose spedizioni sportive di carattere scientifico. Ricordiamo, ad esempio, quella del 1978 nel triangolo delle Bermuda. Dalle sue esperienze sportive e di vita in riva al mare, Enzo Maiorca scrisse diversi libri: “A capofitto nel turchino: vita e imprese di un primatista mondiale”, “Sotto il segno di Tanit”, “Scuola di apnea” e “Il Mare con la M maiuscola”. Nel 2004 gli venne riconosciuta la Medaglia d’oro al merito di Marina. Nella motivazione, oltre al suo contributo al mondo dello sport acquatico, sono ricordati la sua determinazione per far conoscere in mondo marino e salvaguardare il patrimonio naturalistico.
Il mare era per Enzo Maiorca una ragione di vita.
Gli ultimi anni difficili
Il suo ultimo record, -101 metri, è del 1988. Dopo quella data, passò il testimone alle figlie Patrizia e Rossana, entrambe famose per i record mondiali ottenuti nell’immersione in apnea. Enzo Maiorca vive nel 2005 il dramma della morte della figlia Rossana, uccisa da un cancro.
Vegetariano da anni, Maiorca racconta come ha smesso di fare pesca subacquea e di mangiare le creature marine, dopo anni di questa vita.
''Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva […] Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura.
E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967''.