La consueta grandeur francese non basta più: anche qualche corridore transalpino comincia a sparare critiche sul Tour. Pierre Rolland ha esternato tutta la sua avversione per l’andamento che la corsa ha preso nelle ultime stagioni. Il corridore francese ha parlato di corsa prevedibile e scontata, che non lascia spazio a chi, come lui, ama andare all’attacco. Anche per questo Rolland ha deciso di cambiare strategie ed obiettivo, impostando la stagione sia sul Giro d’Italia che sul Tour de France ma solo per puntare alle vittorie di tappa.

Rolland: 'Il Tour è diventato matematica'

Pierre Rolland è uno dei più assidui corridori al via del Tour de France. Il trentenne scalatore della Cannondale ha sempre partecipato dal 2009 ad ora, inanellando otto presenze arricchite da due vittorie di tappa e un ottavo posto come miglior piazzamento in classifica generale. La sua carriera al Tour era iniziata con grandi speranze, con la sensazione che potesse essere proprio lui a riportare il Ciclismo francese in maglia gialla a Parigi. Invece Rolland ha dimostrato qualche limite di tenuta e di regolarità, palesando però anche una chiara insofferenza ai rigidi schemi delle corse a tappe moderne, quasi sempre incentrate sull’attendismo esasperato e sul controllo da parte delle squadre più forti.

In un’intervista concessa a Cyclingnews, Rolland ha criticato apertamente l’andazzo tattico imperante al Tour: “E’ diventata una corsa noiosa, è quasi matematica” ha esternato Rolland “Prima della partenza si potrebbe fare un test di potenza tra tutti i corridori e capire quale sarà la classifica finale”.

Secondo Rolland questa situazione si è creata nel 2012 con il Tour de France vinto da Wiggins che ha aperto allo strapotere del Team Sky.

“Sai esattamente cosa sta per succedere in anticipo, a quale velocità sarà fatta ogni salita, manca dinamismo. Per chi fa classifica è una noia, l’unica cosa da fare è seguire”. A chi gli porta l’esempio dell’attacco di Romain Bardet nella tappa di Saint Gervais Mont Blanc, Rolland smorza subito gli entusiasmi: “Ha potuto attaccare perché c’erano state delle cadute, altrimenti tutto si sarebbe risolto in una lotta nell’ultimo chilometro. E poi qual è il punto? Una fuga in tutto il Tour, non è questo il ciclismo che voglio fare io”.