Come tanti altri sport, anche una disciplina antica e tendenzialmente conservatrice come il Ciclismo su strada, è stata invasa da una quantità di accessori e strumenti tecnologici. Sia durante la preparazione che in corsa, i corridori possono monitorare una gran mole di dati messi a disposizione da gps, misuratori di potenza, cardiofrequenzimetri e dispositivi vari. Questo ciclismo così tecnologico ha indubbiamente consentito agli atleti di arrivare ad un’ottimizzazione molto raffinata delle proprie prestazioni, dando anche una spinta ai più giovani per tirare fuori subito il proprio pieno potenziale, senza necessità di avere un’approfondita esperienza di corsa come avveniva in passato.

Questo continuo ricorso ad app e strumenti vari per tenere traccia delle proprie performance, si sta trasformando spesso in una sorta di ossessione. L’analisi dei dati degli allenamenti, la pubblicazione su social e app e il confronto con quelli degli altri, ha portato ad una corsa del tutto virtuale, se non irreale, che finisce per condizionare negativamente l’approccio alle gare vere e proprie.

Brent Van Moer, l'uomo nuovo della Lotto

Questo aspetto del ciclismo contemporaneo, così tecnologico e in cui tutto è condiviso e confrontato nella rete, è stato evidenziato da Brent Van Moer, il corridore belga della Lotto Soudal.

Van Moer è uno dei nomi nuovi più interessanti portati alla ribalta nella passata stagione. A soli 23 anni il belga ha messo in mostra ottime doti di passista e specialista delle corse di un giorno, e un piglio da fuggitivo che gli ha consegnato una vittoria di tappa al Delfinato e un secondo posto alla Tirreno – Adriatico. La sua stagione si è interrotta subito dopo il Tour de France, in cui ha sfiorato il successo a Fourgeres, quando fu raggiunto a 100 metri dall’arrivo. A causa di una caduta in allenamento a fine luglio, Van Moer si è fratturato l’anca ed è tornato a correre solo nelle ultime gare ad ottobre.

Il ciclismo di Strava e quello reale

Il corridore della Lotto ha raccontato che in passato era molto attento a tutti i dati, suoi e degli avversari, pubblicati su Strava, l’app più usata dai ciclisti per condividere i propri allenamenti.

Van Moer ha però spiegato di aver lasciato perdere questa applicazione, sentendosi ossessionato e condizionato dalla valanga di numeri e da questo continuo confronto virtuale che non ha un chiaro valore nel ciclismo reale.

“Non mi faccio più ingannare da Strava, nemmeno in questo periodo. In una settimana potevo ricevere dieci screenshot che mi segnalavano che quello aveva fatto un nuovo record o che quell’altro stava andando alla grande. Poi senti che un altro sta facendo i suoi migliori valori di sempre in sforzi di dieci minuti. Ma non devi essere portato a questi confronti, lo facevo anche io, ma ho smesso, non guardo più Strava e mi concentro su me stesso” ha dichiarato Brent Van Moer durante la conferenza stampa che la Lotto Soudal ha tenuto nel ritiro di Altea.

L'aiuto del mental coach

Van Moer ha spiegato che fare un tempo migliore su Strava non equivale ad essere il più forte nel ciclismo vero e proprio, in cui entrano in gioco mille altre variabili, e che quindi è sbagliato e fuorviante farsi condizionare da questo gioco portato dall’uso delle nuove tecnologie. “Fare il KOM su una montagna o i migliori dieci minuti di sempre non vuol dire niente. Chi riuscirà a farlo dopo cinque ore di gara, ecco di cosa si tratta” ha analizzato Van Moer.

Il corridore della Lotto Soudal ha raccontato di aver superato questa ossessione per Strava e il confronto virtuale grazie all’aiuto di un mental coach. “Ne abbiamo parlato e nel frattempo sono maturato. Appena sono passato al ciclismo professionistico andavo in panico, ma negli ultimi due anni ho imparato che a fine corsa nessuno riesce a ripetere quei valori.

Non voglio più guardare troppo ai numeri. L’anno scorso, dopo il ritiro ad Andorra, stavo spingendo su dei buoni valori ma non super. Però dopo ho corso bene e sono riuscito a competere con i migliori, questo mi ha dato fiducia. È così che dovresti pensare, non aver paura dei numeri che fanno gli altri” ha dichiarato Brent Van Moer.