Una pratica che recentemente sta crescendo nel ciclismo professionistico è l’utilizzo di rebreather al monossido di carbonio da parte degli atleti. Un dispositivo emerso durante lo scorso Tour de France, che sarebbe utilizzato da diversi top team. I rebreather al monossido di carbonio non sono attualmente considerati doping secondo i regolamenti WADA, ma in molti hanno posto dei dubbi sul loro utilizzo, visto che potrebbero essere utilizzati in modo improprio per migliorare le prestazioni degli atleti. Inalando certe dosi di monossido di carbonio si potrebbe infatti aumentare la quantità di emoglobina nel sangue, attraverso la stimolazione di un’ipossia artificiale, come se ci si trovasse in alta quota.

Una pratica che, oltre a essere scorretta, è pure rischiosa per la salute degli atleti.

Rebreather al monossido di carbonio: MPCC contraria, ma per l’azienda produttrice è ‘Uno strumento di diagnosi medica’

Contro l’utilizzo dei rebreather al monossido di carbonio si è schierato chiaramente l’MPCC, il Movimento Per un Ciclismo Credibile, che nella recente riunione annuale ha sconsigliato fortemente l’uso di questa pratica, auspicando che venga alla fine vietata dalla WADA.

Una posizione netta che si scontra però contro quella dell’azienda Detalo Health, produttrice dei rebreather al monossido di carbonio utilizzati dai team. Carsten Lundby, CEO dell’azienda, in un’intervista rilasciata a Cyclingnews, ha sottolineato come serva chiarire quale sia il vero scopo di questi dispositivi e come la richiesta di un divieto completo di utilizzo sia ingiusta.

Lundby infatti è assolutamente contrario all’utilizzo improprio per aumentare le prestazioni, ma sottolinea: “Lo scopo dei rebreather al monossido di carbonio è quello di essere uno strumento di diagnosi medica, per poter misurare i valori del sangue. Questo uso non dovrebbe quindi essere proibito e ci dovrebbe essere una chiara distinzione tra i due”.

Lundby ha quindi concluso che la sua azienda continuerà a fornire regolarmente i dispositivi ai team e che non c’è bisogno che le squadre spieghino il loro utilizzo, visto che l’intento diagnostico è chiaro.

La storia dell’MPCC, il movimento che si batte contro il doping

L’MPCC, il Movimento Per un Ciclismo Credibile, è un'associazione nata nel 2007, fondata da sette squadre professionistiche.

Lo scopo di questo movimento è quello di rendere più efficace la lotta contro il doping e di difendere l’idea di un ciclismo pulito, attraverso l’introduzione di un codice etico e norme più restrittive, che i team associati devono rispettare, pena l’esclusione. Attualmente l’MPCC conta in ambito maschile 8 team WorldTour, 15 Professional e 16 Continental, mentre in quello femminile 8 team WorldTour e 12 Continental. A questi si aggiungono membri singoli, tra cui 385 corridori in attività, 270 ex-corridori, oltre ad agenti, organizzatori e federazioni.