Negli ultimi giorni si moltiplicano le notizie di atleti che, rimasti senza alcun contratto con i team professionistici, annunciano il loro ritiro. Tra questi nelle ultime ore si è aggiunto anche Andrea Di Renzo, che nelle scorse due stagioni ha corso con il team Vini Zabù. Quest'ultimo, però, ha chiuso e, anche a causa delle difficoltà di molti altri team, il corridore 27enne ha annunciato la scelta di cambiare vita e lavorare per una azienda di grafica pubblicitaria.
'Ho provato a sentire qualche professional, ma mi sono arreso'
Andrea, intervistato da CyclingPro, ha mostrato accettazione per la situazione pur, comunque, desideroso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
Andrea, infatti, ha sottolineato come abbia sentito e parlato con qualche team sia professional che continental, senza tuttavia essere riuscito a sbloccare la situazione. Per questo, il corridore ha annunciato di essersi "arreso" e, per questo, di aver preso un'altra strada.
Di Rienzo, infatti, ha affermato di lavorare ora insieme al padre in un'azienda di grafica pubblicitaria; inoltre, Andrea ha anche sottolineato come sia impegnato nello studio per divenire direttore sportivo di primo e secondo livello: "Per gestire una squadra di giovanissimi". Nonostante un'accettazione (almeno apparentemente) serena, Andrea ha comunque voluto sottolineare come si sarebbe comunque aspettato di ricevere una chiamata per rimanere nel Ciclismo, quantomeno da una continental.
'Per passare professionista servirebbe fare i punti, non essere figli di'
Andrea, poi, ha voluto dire la sua sulla situazione attuale del ciclismo. Secondo l'azzurro, infatti, vi sarebbe un problema legato alla gestione dei juniores. Questi ultimi, infatti, passano direttamente tra i pro: cosa, questa, che si configura come una "mancanza di rispetto" verso i tanti dilettanti.
Secondo il corridore, poi, per passare a professionista sarebbero necessari "40 punti federali all'anno, non essere 'figli di' o qualcos'altro".
Il corridore ha voluto specificare che questo discorso sia "generale", con un fenomeno presente non solo in Italia ma anche nei paesi esteri. Secondo Di Rienzo, in particolare, si è arrivati a un livello "esagerato", in cui gli juniores si sottopongono a "tabelle assurde" perdendo, in tutto questo, quello che secondo lui sarebbe la cosa necessaria in quegli anni: divertirsi.
Da qui, il suo consiglio ai tanti giovani che hanno l'intenzione di approcciarsi al ciclismo: "Da juniores possono iniziare a ragionare più sull’essere competitivi, ma senza l’ossessione che c’è adesso". Secondo il corridore, infatti, tale approccio porterà parecchi corridori a "sbattere la faccia contro il muro".