La prima parte dei Mondiali di Ciclismo di Zurigo, quella dedicate alle prove a cronometro, si è conclusa ieri, mercoledì 25 settembre, con la staffetta mista. La corsa più nuova del programma iridato è stata snobbata da molte nazionali, con le rinunce di Olanda, Belgio e Gran Bretagna, ma ha offerto comunque un finale tirato ed emozionante. Il titolo è andato all'Australia, con meno di un secondo sulla Germania e otto secondi sull'Italia.

Il sestetto azzurro è stato composto da Ganna, Cattaneo e Affini per la prima parte riservata agli uomini, e da Longo Borghini, Paladin e Realini per la seconda al femminile. Le caratteristiche del percorso e la giornata non ottimale di Soraja Paladin, che si è presto staccata, hanno messo a dura prova gli azzurri del Ct Marco Velo, che però hanno reagito conquistando un bronzo di valore. Nel dopo corsa, Velo ha voluto replicare alle accuse di chi aveva giudicato un errore la chiamata di Gaia Realini, che invece si è dimostrata determinante per il raggiungimento del risultato. "Mi hanno criticato per la scelta di convocarla, ma ora si saranno ricreduti" ha dichiarato Velo.

Paladin: 'Giornata storta'

La staffetta mista dei Mondiali di ciclismo di Zurigo si è rivelata molto impegnativa e difficile, su un percorso anomalo per una cronosquadre. La corsa è partita subito con uno strappo con pendenze in doppia cifra che ha scompaginato più di un terzetto, ed anche dopo ha proposto salite e cambi di ritmo continui, l'opposto di una prova che solitamente esalta le alte velocità e la continuità d'azione. Il terzetto azzurro maschile, composto da Affini, Ganna e Cattaneo, è sembrato un po' soffrire questo percorso così anomalo, che non ha esaltato le loro caratteristiche. I tre azzurri hanno comunque lasciato il campo a Longo Borghini, Paladin e Realini in una buona posizione, al secondo posto a 7'' dall'Australia.

La seconda metà della prova è iniziata però male, visto che Soraja Paladin si è staccata quasi subito. "Mi dispiace, ma non tenevo, una giornata storta" ha poi raccontato l'azzurra.

Nonostante le difficoltà, Elisa Longo Borghini e Gaia Realini hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo, dividendosi i compiti a seconda delle diverse caratteristiche del percorso e rimanendo in quota per la lotta alle medaglie. Nel tratto finale più veloce, le due azzurre hanno un po' pagato lo sforzo e la maggior attitudine al terreno delle avversarie, ma hanno portato a casa una medaglia di bronzo di gran valore. L'oro è andato all'Australia con meno di un secondo sulla Germania, che ha compiuto una grande rimonta con le donne, mentre l'Italia ha concluso a otto secondi.

Realini: 'Pensavo che Velo avesse sbagliato numero'

Nel dopo corsa, le attenzioni si sono accese soprattutto su Gaia Realini, apparentemente quasi un'intrusa in questa prova così lontana dalle sue caratteristiche di grimpeur pura. La stessa ciclista della Lidl Trek ha confessato di essere rimasta sorpresa per la convocazione. "Quando Velo mi ha chiamato per dirmi che mi voleva per la crono ho pensato che avesse sbagliato numero, non sono una donna da crono e mi sembrava strano essere convocata per un mondiale" ha dichiarato Realini. "Marco ha insistito, ha spiegato che il percorso era diverso dagli altri e che serviva il mio contributo. Non avrei mai creduto di essere qui con la medaglia al collo" ha aggiunto Realini.

Marco Velo ha spiegato che la strana scelta di schierare un'atleta non specialista delle cronometro come Gaia Realini è stata ben precisa in virtù del percorso. "Dobbiamo fare un monumento a Longo Borghini e Realini. Mi hanno criticato per la convocazione di Gaia, ma si saranno ricreduti. Sapevo che avrebbe dato un grande contributo" ha commentato il tecnico azzurro del settore crono.