Grandi timori per le ultime notizie sul nuovo regime dei minimi che il Governo Renzi vorrebbe trasformare triplicando l'imposta sostitutiva Irpef, portandola dal 5 al 15%. Per i giovani con partita Iva il regime dei minimi rappresenta la possibilità, in un momento estremamente difficile dal punto di vista lavorativo ed economico, di pagare tasse meno gravose, ma se il provvedimento del Governo Renzi dovesse diventare realtà cambierebbe tutto. Secondo le ultime notizie il nuovo regime dei minimi allo studio dell'esecutivo potrebbe contemporaneamente innalzare la soglia massima dei guadagni da 30 a 55000 euro, con la possibilità di scegliere il regime per i primi dieci anni di attività anziché cinque, come nel 2014.
Il problema è che portando l'aliquota dal 5 al 15% sarebbero i giovani e le partite Iva più piccole, che guadagnano meno, a farne le spese. L'Associazione dei consulenti del terziario avanzato (Acta) definisce estremamente svantaggioso il nuovo regime dei minimi per coloro che hanno un imponibile al di sotto dei 15000 euro, mentre ne beneficerebbero coloro che registrano un imponibile maggiore di 30 mila euro, con guadagni consistenti se l'imponibile sale oltre i 40 o 50 mila euro. Non solo, con il nuovo regime dei minimi al 15%, sottolinea Acta, persisterebbero svantaggi quali la non detraibilità dell'Iva sugli acquisti, l'impossibilità di applicare gli sgravi Irpef per il lavoro autonomo, la non detraibilità di spese mediche e interessi sui mutui e molto altro ancora.
Ancora una volta ci troviamo davanti una misura che penalizza chi ha meno e versa in condizioni economiche e lavorative difficili, il che va a parere dell'Acta (e anche di chi scrive) a ledere i principi della costituzione, e più in particolare il principio secondo cui il sistema tributario deve essere "informato a criteri di progressività".
Le ultime notizie sul nuovo regime dei minimi del Governo Renzi vanno commisurate alla platea degli interessati: secondo l'Osservatorio sulle partite Iva si stima che entro fine 2014 i cittadini che avranno scelto tale opzione con aliquota al 5% saranno la bellezza di 700 mila. Si parla tuttavia anche dell'introduzione di coefficienti di redditività e soglie di ricavi variabili a seconda del genere di attività svolta dal possessore di partita Iva, ma al riguardo al momento le informazioni disponibili sono alquanto scarse.
Quasi di certo, invece, il nuovo regime dei minimi manterrà l'esclusione dagli studi di settore, dallo spesometro e dalle comunicazioni black list. Certo è che se l'imposta sostitutiva venisse davvero triplicata e portata dal 5 al 15%, il popolo delle piccole partite Iva, in cui rientrano moltissimi giovani già provati dal terribile tasso di disoccupazione odierno, potrebbe ricevere un ulteriore colpo, di cui davvero non si sente il bisogno. Si attendono ulteriori notizie sulla delega fiscale e il regime dei minimi in particolare: al momento resta poco da fare se non attendere che le intenzioni del Governo Renzi si definiscano con più precisione. Se volete restare aggiornati sulla questione vi invitiamo a cliccare sul pulsante "Segui" poco sotto il titolo del presente articolo.