"Divide et impera" dicevano gli antichi romani, secondo la famoso locuzione latina tornata tanto di moda ai nostri tempi moderni; ma l'espediente di dividere il popolo tra diverse categorie per governarlo meglio è venuto in mente anche a molti possessori di partite Iva, che in questi giorni hanno cominciato a fare i conti con l'entrata in vigore del nuovo regime dei minimi 2015. Un provvedimento che alcuni professionisti hanno già definito come uno scivolone "a gamba tesa" per l'abbassamento molto stringente del limite di fatturato, assolutamente da non superare se si vuole continuare ad usufruire delle agevolazioni fiscali, mentre commercianti e artigiani festeggiano - al contrario - per un inatteso innalzamento.

Ma cerchiamo prima di tutto di fare il punto sulla questione, vedendo cosa è stato inserito nel testo di legge dedicato ai minimi.

Partite Iva: con il regime dei minimi 2015 cambiano di nuovo le regole. Ecco la guida alle novità

Sono molte le novità che la nuova legge di stabilità 2015 porta nel campo dei contribuenti minimi, sia dal punto di vista della quantità che della qualità, tanto che è ormai quasi impossibile comprendere se si può aderire senza effettuare una valutazione ritagliata in modo sartoriale sulla propria situazione. Di fatto al nuovo regime dei minimi si potrà accedere con dei limiti di fatturato legati a un meccanismo di diversificazione delle soglie, sulla base dei diversi codici attività a cui si appartiene.

Per i professionisti sarà necessario non superare i 15.000 € l'anno (una soglia considerata universalmente come molto restrittiva) mentre artigiani e commercianti potranno arrivare fino ai 40.000 €. È da questo dislivello che partono moltissime proteste dei contribuenti, oltre al fatto che anche l'applicazione della nuova aliquota al 15% peserà per intero su chi svolge attività di consulenza, mentre gli altri la applicheranno solo ad una parte del fatturato effettivamente realizzato.

Nuovo regime dei minimi 2015, i commenti dei lettori: giusto o sbagliato fare differenze?

Che le opinioni sulla faccenda al momento risultino molto diverse tra di loro lo si può intuire anche leggendo i commenti rilasciati da alcuni lettori sul sito di Blasting News. A.G. spiega il suo punto di vista dicendo che è: "completamente sbagliata questa differenziazione in quanto, nel gran calderone dei professionisti fanno rientrare anche docenti e formatori come me, che guadagnano pochissimo, ma il limite di 15.000 euro di ricavi è veramente troppo basso".

M.P. invece la pensa diversamente, affermando che è "giusto differenziare i professionisti con gli artigiani e commercianti, in quanto i primi svolgono attività di consulenza, quindi il fatturato è quasi totalmente sulla propria prestazione. Mentre per gli artigiani, oltre alla prestazione c'è la fornitura di componenti [...] i commercianti, a mio avviso, dovrebbero avere un tetto massimo maggiore delle due precedenti categorie". Non è semplice capire chi abbia davvero ragione, probabilmente la verità sta nel mezzo; sarebbe infatti opportuno alzare ulteriormente le soglie a entrambe le categorie, mentre appare evidente che i professionisti a partire dal 2015 saranno fortemente penalizzati. E voi cosa pensate al riguardo?

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