“Gli uomini, non soltanto alla roulette ma ovunque, non fanno altro che togliersi o vincersi qualcosa reciprocamente.” (Fëdor Dostoevskij, Il Giocatore). La Legge di Stabilità bandirà circa seimila sale da gioco in più. È risaputo che lo Stato ha sempre fame di soldi, e anche su quest’ultima decisione non si smentisce: Renzi ha bisogno di recuperare un miliardo per compensare le generose concessioni in materia fiscale?

Ecco allora l’ennesima, innovativa soluzione tirata fuori dal cappello magico.

L’ipocrisia degli alleati di Governo che da un lato plaudono alla raccolta di gettito proveniente da un’attività in sé immorale, dall’altro levano gli scudi quando si parla di unioni civili, adozioni e così via. Per non parlare delle sconcertanti contraddizioni come quella della tassa per i cosiddetti ludopatici, vale a dire coloro che soffrono di patologie legate all’eccessiva pratica del gioco d’azzardo.

Come ha sottolineato Maurizio Fiasco, sociologo, consulente della Caritas di Roma in un recente intervento: “Se io il gioco d’azzardo lo chiamo gioco pubblico o gioco di alea composta in denaro, evidentemente cosa enfatizzo?

L’aspetto ludico e il ticket che si paga, il denaro, per divertirmi. Se lo chiamo gioco d’azzardo, è evidente che vado ad individuare un comportamento contrario al nostro modello istituzionale[…]”. Infatti non dobbiamo dimenticare che il gioco d’azzardo in quanto tale è un reato punibile ai sensi degli articoli 718 e 720 del Codice Penale. Ma quando lo Stato legifera a prescindere (un termine tornato alla ribalta), dà l’impressione di poter fare quel che vuole, ricorrendo ad ampollose definizioni, in nome delle coperture finanziarie.

10 miliardi di euro all'anno è la cifra che il fisco raccoglie dalle attività legate al gioco. Alessandro Milan e Oscar Giannino ricordavano dai microfoni di Radio 24 quanto paradossale sia il messaggio di un Paese che insignisce di un alto riconoscimento il sociologo Maurizio Fiasco per le sue ricerche legate al fenomeno del gioco d’azzardo e agli effetti perniciosi sulla salute di chi entra nella spirale della dipendenza da esso, incentivandone contemporaneamente la diffusione.

L'evoluzione della specie

Non dimentichiamo la variazione avvenuta negli anni delle aliquote di tassazione, talché sui giochi tradizionali (totocalcio, lotto) incombono coefficienti più elevati, mentre su quelli nuovi - come le scommesse online – gli stessi si riducono enormemente. Il termine tecnico è prelievo erariale unico, che varia da gioco a gioco, a differenza di altre imposte indirette. Per esempio su alcune tipologie di gioco virtuale (Fiasco ricorda le corse dei cavalli simulate, vista la chiusura di molti ippodromi e la conseguente macellazione di parecchi equini) l’aliquota è del due per mille, su altri –come il lotto- del 35. In passato le aliquote erano più alte, ma colpivano un numero piuttosto ridotto di concorsi, mentre oggi sta accadendo esattamente il contrario.

Fiasco ricorda un particolare interessante: nel 1994 si giocava un ottavo rispetto ad oggi e la somma dei premi superiori ai 500 Euro (il vecchio milione di lire) era doppia rispetto a quella odierna. Qual è la conclusione? Semplice: considerando che il montepremi dei concorsi corrisponde generalmente al 75% della raccolta, oggi questi soldi vengono ripartiti in una pletora di piccole vincite, per accontentare un po’ tutti.

Va però sottolineato che in molte regioni, tra cui Liguria e Lombardia, nel 2017 verrà fortemente limitata la pratica del gioco d’azzardo, ragion per cui – come ricorda Massimiliano Pucci di Assotrattenimento- c’è il rischio concreto che molte aste vadano deserte, con buona pace delle velleità di prelievo da parte del Governo, e qualche preoccupazione in più per il contribuente.