Se ci fate caso, capita ogni fine anno che a molti cittadini italiani, l’Agente di riscossione più odiato, Equitalia, inizi ad inviare cartelle di pagamento per tributi, tasse ed altre pendenze verso enti pubblici. Tra le più frequenti sicuramente ci sono le cartelle per la tassa di possesso del proprio autoveicolo, il bollo auto. All’arrivo della cartella, la maggior parte dei contribuenti, almeno quelli che possono far fronte al pagamento, corrono a versarne il corrispettivo. Spesso però non si è a conoscenza che le cartelle di pagamento sono viziateda errori che hanno come conseguenza la loro nullità.

In parole povere, non andrebbero pagate e vediamo il perché.

In quali casi non vanno pagate

Uno dei motivi di nullità della richiesta di pagamento è l’avvenuta prescrizionedella pretesa da parte dell’Ente di riscossione. Il bollo auto è soggetto a prescrizione, o meglio il suo pagamento deve essere richiesto entro 4 anni dalla scadenza annuale del bollo stesso. Inoltre, Equitalia può richiedere un pagamento entro due anni da quando è stato consegnato il ruolo al cittadino, cioè da quando l’Ente pubblico verso cui il cittadino ha il debito ha consegnato la pratica ad Equitalia per l’incasso. Ogni qualvolta ci si trova con date di iscrizione a ruolo, consegna dell’intimazione di pagamento o prima richiesta per un bollo non pagato, fuori da questi termini, il pagamento può essere contestato.

Controllare che un nostro debito rientri nei termini legali sembra difficile, ma così non è, perché sulle cartelle stesse sono inserite le date dell’avvenuta iscrizione a ruolo e di quando lo stesso è diventato esecutivo. Non capita spesso, ma comunque è una eventualità, che Equitalia invii dei solleciti di pagamento che di fatto spostano la data di prescrizione dell’atto.

In questi casi, il termine di prescrizione ricomincia da capo, da quando è stato inviato il sollecito. Anche in questo caso è compito del debitore richiedere ad Equitalia le copie delle ricevute dei vari solleciti inviati per controllare se effettivamente sono state mandate. L’Agente di riscossione è obbligato a rispondere a questa richiesta entro 30 giorni e nel caso non rispondesse, l’atto sarebbe impugnabile dal debitore.

Come chiedere la cancellazione di un debito

È sempre consigliabile farsi assistere da un legale o da un commercialista nei casi in cui si abbia la certezza che una cartella di pagamento può essere contestata. Infatti, entro 60 giorni da quando la si è ricevuta, si può presentare ricorso alla Commissione Tributaria della propria provincia di residenza che valuterà le condizioni per annullare il debito ed evitare di farlo pagare al ricorrente. Abbiamo detto che sarebbe necessario farsi assistere nella battaglia legale contro Equitalia, ma c’è una via alternativa che è quella dell’istanza di autotutela. Infatti è possibile presentare richiesta di cancellazione autonomamente, inserendo le motivazioni e le anomalie che si sono riscontrate nella cartella.

L’istanza di autotutela però non sospende il termine di 60 giorni concessi per impugnare l’atto. Questo significa che se per qualsiasi motivo, la richiesta venisse respinta da Equitalia, decorsi 60 giorni (e vi assicuriamo che passano in fretta), il contribuente non potrà più difendersi neanche legalmente.