Le "accompagnatrici" dal 2007 rientrano nell'elenco delle attività soggette a imposizione. Hanno pieno diritto di aprire una partita Iva (strumento a disposizione di liberi professionisti, aziende e lavoratori autonomi che consente loro di operare in ambito lavorativo adempiendo alle regole del regime fiscale italiano) richiedendo il blocco delle ricevute, in modo da poterne rilasciare una per cliente in forma anonima.

La situazione italiana

In Italia le accompagnatrici non hanno mai pagato le tasse e questo è risaputo. Ci sono molti casi in cui professione gli è imposta ed il loro pensiero non va di certo al Fisco ed alle sue Tasse.

I vari governi italiani negli anni, pur conoscendo bene il problema della prostituzione, hanno preferito viaggiare su una sorta di clima di ipocrisia generale, lasciando andare l'immensa quantità di denaro che potrebbe decisamente influire sui numeri della crescita del Pil e della fiscalità in generale.

Come aprire una partita Iva

L'accompagnattrice italiana che vuole aprire una regolare partita Iva dovrebbe comunicare all'Agenzia delle Entrate il codice alfanumerico Ateco (Attività Economica) formato da questi tre numeri 96.09.03. “R” 96 sta per “altre attività di servizi alla persona” e al punto 09.03 viene specificato “Agenzie matrimoniali e di incontro” che contempla espressamente la dicitura “attività di accompagnatrici”.

Comunicando tale codice renderebbe noto alle Entrate la tipologia dell'attività su base di questa classificazione individuata a fini statistici, fiscali e contributivi. In questo modo potrà rilasciare una ricevuta fiscale al cliente e dichiarare l'incasso a fine mese.

I mancati guadagni dello Stato

Nel 1973 il Mef prevedeva che chi volesse mettersi in regola doveva dichiararsi come "altri redditi", in cui rientravano tutte le attività di difficile inquadrabilità.

E' stata disapplicata dal Fisco per via della genericità che faceva nascere sovente applicazioni arbitrarie, violando il dettato costituzionale e riempiendo la sede tributaria di molti contenziosi. L'Agenzia delle Entrate dichiara di non essere interessata all'attività svolta dal contribuente, ma che quest'ultimo produca ricchezze e redditi che la legge possa tassare a dovere.

Questa evasione fiscale porta ad un mancato guadagno di 3,6 miliardi di euro e consumi per 4 miliardi (dati Istat). Lo Stato non promuove strumenti di emersione facendo si che tale mestiere risulti più redditizio di qualunque altro, non essendo obbligato a pagare le relative tasse chi lo svolge.