Nell'era di Internet delle Cose decretare che il cybercrime, ovvero il terrorismo che scivola e si insinua sul web, sia sempre più una reale minaccia è una vera e propria sconfitta. Sarebbero proprio i cybercriminali ad essere in netto vantaggio, grazie a minacce sempre più sofisticate e danni crescenti a chiunque, dal privato alle organizziazioni di qualsiasi tipo. Si chiama Rapporto Clusit lo studio nato nel 2011 che fornisce un quadro completo della sicurezza informatica nel nostro paese. L'obiettivo è quello di definire al meglio le precauzioni che sia le aziende come anche i cittadini dovranno attuare in un futuro molto prossimo.

Ne emerge uno specchio non troppo confortante e destinato, nostro malgrado, a peggiorare nel corso degli anni. "Solo in Italia, i danni complessivi derivanti da attacchi informatici hanno raggiunto i 9 miliardi di euro, pari alla somma delle perdite dovute a crash dell'hardware, del software ed alla perdita di alimentazione elettrica. Questo equilibrio è però instabile", spiega Alessio Pennasilico, del Consiglio direttivo del Clusit. Chiunque può essere vittima di attacchi cibernetici visto che, ormai, "la questione non è più 'se' si verrà colpiti ma il 'quando'". La differenza con il passato sta nel fatto che prima il pericolo veniva generato dai comportamenti avuti sul web, mentre oggi il rischio è dato dall'essere online, sempre e comunque.

La preoccupazione scaturisce anche da un'altra considerazione, ovvero quella relativa al fatto che il pericolo c'è ed è immune dalle misure prese, nonostante la crescita dell'8 per cento investiti in Security nel 2014. Le minacce, infatti, si fanno sempre più insistenti e gravi. Ad aggiungersi c'è anche una certa bravura maturata dai cybercriminali e la crescente diffusione di organizzazioni.

Queste sono delle vere e proprie associazioni di cybercrime, strutturate sulla falsa riga delle comuni imprese. "Alcune di queste associazioni criminali offrono anche la garanzia soddisfatti o rimborsati, specifica Andrea Zapparoli Manzoni del Consiglio direttivo del Clusit. Come? Basta che il "cliente" lamenti un malfunzionamento del malware affinché gli venga spiegato come intervenire per risolverlo.

È da non sottovalutare come lo spazio o il margine di attacco cibernetico sia sempre crescente. Oggi si parla di civiltà digitale e, sebbene si controbilancino i rischi con metodi di difesa, è anche vero il contrario, ossia che è decisamente difficile proteggersi. Secondo le stime di Cisco, oltre 50 miliardi di dispositivi intelligenti saranno connessi alla rete entro il 2020. Facendo un rapido calcolo, si tratta di un numero di oltre 7 volte più alto di quello degli abitanti della Terra!

La domanda, dunque, è: come si può pensare di proteggere tutti questi dispositivi? Le possibili risposte sono diverse, ma occorre constatarne l'efficacia. Ad essere minacciati, infatti, siamo tutti. Tanto che ormai è lecito parlare di "insicurezza" informatica piuttosto che del suo contrario. Uno scenario forse non roseo, nonostante gli sforzi e le tradizionali tecniche di security.