In un una delle sue rubriche il Magazine californiano Pacific Standard ha recentemente evidenziato come Facebook abbia da poco richiesto la registrazione di un brevetto su un algoritmo che determini l'indice di attendibilità finanziaria di un debitore basandosi sull'elaborazione della affidabilità finanziaria complessiva della sua cerchia di amicizie.
In poche parole un algoritmo sommerà (o sottrarrà) la quantificazione matematica dell'indice di affidabilità finanziaria di ogni suo singolo "amico" determinando un valore numerico che influirà positivamente o negativamente sulla sua capacità di ottenere un prestito.
In sistemi finanziari come quello statunitense, dove la capacità di accedere ad un prestito è drammaticamente legata al cosiddetto "credit score" personale, ciò può avere effetti molto pesanti sulla vita offline di un individuo. Si pensi che il puntuale pagamento di una singola bolletta, anche se del valore di pochi dollari, ha un peso diretto sostanziale nella quantificazione del "credit score" di un individuo.
In Italia (come in genere nella maggioranza degli altri Paesi europei) l'influenza di questo nuovo algoritmo di Facebook dovrebbe avere un effetto leggermente edulcorato in quanto potrebbe incidere (in teoria) "solo" a livello di quantificazione statistica delle persone conosciute che sono state inserite negli elenchi dei "cattivi pagatori".
Vita offline e online
La notizia, rilanciata anche dal New York Times online, fornisce ancora una volta lo spunto per riflettere sulleconseguenze (positive e negative) che la nostra attività online può generare nella nostra vita offline.
Le persone della mia generazione (non faccio parte della Millenium Generation per intenderci) hanno impiegato qualche tempo per comprendere che non esiste un confine definito tra ciò che è online e ciò che viviamo offline.
Il passaggio tra online ed offline avviene continuamente, tutti i minuti, senza soluzione di continuità. Che ci piaccia o no questa è la realtà e l'importante è essere coscienti che ciò può avvenire senza che noi lo percepiamo coscientemente. In un certo senso questa è la vera "magia" di internet che tanto affascina molti di noi.
Questo problema di percezione su cosa si fa realmente online e delle sue influenze sulla vita offline sembra trovare esattamente applicazione nel caso in esame. Una volta che l'algoritmo di cui stiamo parlando troverà applicazione, una persona che si iscriverà a Facebook comprenderà i risvolti della sua semplice azione "sociale" sulla capacità "personale" ad ottenere prestiti?
Cosa consigliare poi a quelle persone che si iscrivono a Facebook per essere più "social" possibile e che quindi non effettuano alcun tipo di filtro sui soggetti che richiedono loro "l'amicizia"? Nell'evoluzione prossima di Facebook saranno destinate ad estinguersi?
Ma allora Facebook assomiglierà sempre più a qualcosa si diverso, forse a Linkedin, e potrà perdere parte del suo fascino.
Verso la certezza delle identità FB
Facebook sta facendo molto per cercare di garantire un'identità certa dietro ad ognuno degli account registrati sul suo portale ma non è dato di sapere con quali risultati. È sufficiente fare "un giro" sul social network per rendersi conto che probabilmente molto andrà ancora fatto da Facebook prima di arrivare con certezza alla meta che si è prestabilito.
Chi di noi non ha almeno un amico che è registrato con un nome di fantasia e non posta fotografie che lo ritraggono da vicino?
In uno scenario in cui Facebook diventa determinante nella vita offline degli iscritti non si può escludere che l'algoritmo di calcolo dell'affidabilità finanziaria, che può essere vissuto come una limitazione da alcuni, non possa offrire contemporaneamente impensabili possibilità a vantaggio di qualche altro che potrà utilizzarlo inmaniera non ortodossa.
D'altra parte le false identità già esistono da secoli nel mondo offline...