"I dati contenuti sui vostri dispositivi sono vostri e di nessun altro", queste le parole pronunciate qualche mese fa da Tim Cook, Amministratore delegato di Apple, in occasione della sua recente visita in Italia. Parole che sembrano profetiche in considerazione della notizia di qualche giorno fa, che riporta la scelta di Apple di non dare esecuzione ad un ordine di un giudice federale, con il quale si chiedeva alla società di consentire l'accesso ai dati contenuti sul cellulare degli autori della strage di San Bernardino dello scorso dicembre.
Una decisione che per certi aspetti non stupisce, se consideriamo la politica di Apple, da qualche tempo ormai impegnata nel dissociarsi dalle scelte dell'amministrazione statunitense, a loro volta inclini a limitare fortemente la tutela della privacy in favore della tutela di altri interessi, come ad esempio quello primario della sicurezza.
Quali le implicazioni?
Le implicazioni che ne derivano dal punto di vista giuridico è quella del ricorso, cioè l'impugnazione della decisione con la quale si è ordinato ad Apple di provvedere ad acconsentire l'accesso al contenuto del dispositivo. Da un punto di vista politico lo scenario è più complesso. Gli Stati Uniti negli ultimi mesi avevano dato l'impressione di compiere passi anche nella direzione del rafforzamento della tutela della privacy, a lungo sacrificata in nome della tutela della sicurezza pubblica.
Si era assistito ad una serie di progressi, ma forse rispetto alla decisione di Apple, è ancora forte l'onda emotiva della sentenza della Corte di Giustizia, riguardante il caso Schrems, che ha valutato i principi che regolano la protezione dei dati negli Stati Uniti, soprattutto quando il loro trattamento avvenga da parte di soggetti pubblici.
Questa decisione può essere considerata un punto di svolta?
Si. Sembra proprio di essere arrivati ad un punto di svolta, di rottura tra privacy, sicurezza e repressione dei reati. Gli Stati Uniti sembravano aver fatto un passo in avanti nel versante della privacy, probabilmente questi passi però non sono sufficienti a garantire un livello di tutela, che invece di fronte ad una decisione come quella di Apple, sembra albergare non tanto negli attori pubblici, quanto negli attori privati. In particolare nei giganti del web e delle telecomunicazioni, in capo ai quali rimane di fatto un potere straordinario, ma anche molto pericoloso nel momento in cui trattano dati personali.