Sulla scia che ha travolto in questi giorni i vertici di Facebook – si parla di 87 milioni di dati riguardanti gli utenti venduti ad Analytica -, YouTube potrebbe essere multata per miliardi di dollari se il reclamo presentato in questi giorni alla Federal Trade Commission, l’ antitrust statunitense, venisse accolto.
La Federal Trade Commission ha ricevuto un reclamo di 59 pagine da parte di una coalizione di 23 gruppi a difesa dei diritti dei minori, dei consumatori e della privacy che sostengono che Google viola le normative a tutela dei bambini di età inferiore ai tredici anni, utilizzando i loro dati personali con fini di lucro.
Si tratta di una normativa vecchia di vent’anni che sostanzialmente vieta alle società di Internet di raccogliere consapevolmente dati personali di bambini che hanno meno di tredici anni qualora non ne siano informati i genitori.
Nonostante Google dichiari che l’utilizzo di YouTube sia vietato a persone minori di tredici anni, nella pratica sa che non succede così e, senza il consenso informato dei genitori, vende i dati personali come la geolocalizzazione, i numeri telefonici, gli indirizzi IP, la cronologia delle ricerche e gli interessi, tenendone traccia appunto su diversi siti Web. La coalizione chiede che vengano effettuate delle verifiche sull’operato di Google e che venga sanzionata questa condotta scorretta verso famiglie e bambini.
Pare che YouTube sia utilizzata dall’80% dei bambini americani di età compresa fra i 6 e i 12 anni e, nonostante nel 2005 Google abbia creato un’app, YouTube Kids, con più controlli per i genitori e con contenuti appropriati a questa fascia d’età, ha anche consapevolmente attratto questa fascia di pubblico su YouTube proponendo intrattenimento ricco di proposte pubblicitarie: in pratica nel servizio vengono riproposti gli stessi contenuti di YouTube.
La consapevolezza è addotta dalle stesse dichiarazioni pubbliche da parte di dirigenti di YouTube e dalla creazione di YouTube Kids. In sostanza per la FTC:
- YouTube distribuisce contenuti specificamente indirizzati a bambini;
- Prima di raccogliere i dati dei bambini pare che non raccolga il consenso informato dei genitori mancando in tal senso di garanzia di sicurezza nei loro confronti, dimostrando in questo modo di adottare politiche volte esclusivamente ad aumentare i propri profitti.
Secondo Jeff Chester, direttore di uno dei gruppi che ha partecipato a presentare denuncia, il Center for Digital Democracy, Google ha costruito un business globale e molto redditizio accordandosi con produttori e distributori di programmi on line per bambini utilizzando i dati delle connessioni a YouTube.
Per contro, YouTube ha provveduto ad inviare una dichiarazione via mail affermando che leggerà attentamente il reclamo e valuterà se ci sono cose che potrà migliorare.
La denuncia arriva a Google a un mese dall’ apertura delle indagini in merito alle pratiche sulla privacy di Facebook; nonostante generalmente le indagini svolte dalla FTC non siano pubbliche, in precedenza si è già occupata di altri casi di violazione della privacy dell’infanzia con Yelp, rete pubblicitaria di Mobi, e VTech, produttore di giochi elettronici. Gli americani chiedono risposte sul fatto che la privacy dei loro figli sia o meno stata violata, YouTube è la piattaforma più popolare usata dai bambini statunitensi se pensiamo che solo la scorsa settimana il suo canale ChuChuTV arrivava a 16 milioni di abbonati e 13,4 miliardi di visualizzazioni.
Un aspetto che complica la valutazione dell’operare di YouTube consiste nel fatto che è un servizio pubblico generale, si pensi soltanto che possiede anche programmi personalizzati per preadolescenti, è difficile capire quanto i genitori riescano a monitorarne l’utilizzo per i figli.
Alti profitti e contenuti non protetti.
Esiste anche una controversia sui contenuti: YouTube è cresciuta rapidamente realizzando elevati profitti senza mettere troppi limiti ai contenuti e questa natura aperta del servizio preoccupa sia i genitori che i regolatori. Le accuse in capo a Google riguardano quindi sfruttamento di minori, perché ne vende i dati sensibili, e contenuti inappropriati in quanto dovrebbe bandire l’accesso a video inappropriati.
YouTube, per contro, ha dichiarato che l’anno scorso ha rimosso più di 50 canali, ha interrotto oltre 3,5 milioni di video da giugno e queste non sono gli unici provvedimenti adottati. YouTube afferma di aver posto regole più rigide per gli inserzionisti: in precedenza canali con 10.000 visualizzazioni erano dei partner idonei per raccogliere pubblicità, mentre da febbraio 2018 i presupposti sono cambiati: per qualificarsi i canali ora necessitano di 1.000 abbonati, 4.000 ore di tempo di visualizzazioni accumulate negli ultimi mesi e a prescindere dal totale generale delle visualizzazioni. Questo rappresenta un cambiamento significativo che dovrebbe disincentivare la presenza di “cattivi attori” nel sistema.
Altro problema segnalato è che all’avvio di un account YouTube che consente di pubblicare un video blocca i minori di 13 anni, tuttavia non serve account per vedere i video della piattaforma ed è estremamente difficile per un genitore controllare tutti i video visti dai propri figli. Google non è all’oscuro di questi fatti, ha studiato un modello di successo ma non ha pensato alle conseguenze etiche monetizzando i dati dei bambini.