Il leader della Lega Matteo Salvini ribadisce quanto già promesso nel contratto di Governo siglato col Movimento 5 Stelle: la legge di Bilancio 2020 porterà ad una riforma fiscale, all’inserimento della Flat Tax e all’abbassamento delle aliquote IRPEF. In particolare, in un’intervista svoltasi lunedì su Rete 4 Salvini si dichiara disponibile a trovare un accordo su un sistema misto tra Flat Tax e cuneo fiscale, dichiarandosi comunque fermamente convinto della necessarietà della prima.
Salvini mette la firma su una Flat Tax del 15%
La proposta del leader leghista consiste nel ridurre le aliquote Irpef ad una unica valida per tutti, si stima il 15%, pur rimanendo in linea con il criterio della progressività previsto dall’articolo 53 della Costituzione: questa infatti verrebbe garantita alle famiglie considerando l’aliquota al netto della No Tax Area, da deduzioni e detrazioni fiscali sui redditi più bassi.
É possibile che la Manovra 2020 dunque conterrà una Flat Tax del 15% per le famiglie con redditi tra trentacinquemila e cinquantamila, quelli cioè del ceto medio; diciottomilioni quindi di soggetti, tremilioni dei quali pagano mediamente un’aliquota del 24,9%. La Flat Tax risulta vantaggiosa entro determinate soglie minime di reddito e questo è anche il motivo per cui va supportata da specifiche detrazioni fiscali e dalla No Tax Area. L’alternativa è la riduzione a tre degli scaglioni IRPEF.
L’obiettivo per le imprese infine è quello di abbassare l’aliquota IRES dal 24 al 20%.
I vantaggi della Flat Tax sono visibili nella storia economica di altri Paesi
Si è molto discusso sui vantaggi per l’economia italiana di quello che potrebbe rappresentare un vero e proprio stravolgimento del sistema fiscale, non tanto nel lungo quanto nel breve periodo.
A causa di un minore gettito fiscale corrisposto nel breve periodo, il Governo potrebbe dover applicare ulteriori tagli su alcuni capitali di spesa pubblica o per contro utilizzare altre vie di tassazione come un ulteriore incremento dell’IVA, per la quale è già passato il Decreto. Infatti, secondo l’economista americano Friedman, una riforma che comprende l’utilizzo della Flat Tax non deve solo comprendere la No Tax Area, ma funziona in regime di bassa spesa pubblica, aspetto questo che potrebbe preoccupare, se si pensa che quella italiana ha superato il 4,5% della media europea nel 2018.
Ultimo, ma non meno importante, i costi previsti per questa manovra vanno dai 12 ai 15 miliardi.
Tuttavia, sulla scia del passato di altri Paesi, non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa dell’Est, la Flat Tax racchiude in sé i vantaggi di una maggiore equità fiscale, l’emersione di evasione e un aumento del gettito fiscale nel lungo periodo.
La Slovacchia ad esempio ha applicato la Flat Tax dal 2001 al 2013 su quasi tutte le tasse ottenendo una crescita economica del 10%, una riduzione della disoccupazione dal 20 al 10% e nel 2008 il debito pubblico si è ridotto del 29% passando dal 50 al 21% a bilancio...risultati su cui mettere una firma!