Il 25 maggio sarà la data nella quale le app di messaggistica online dovranno adeguarsi alle norme imposte dall’UE nel regolamento inerente la privacy: app come la tanto famosa ed altrettanto utilizzata “Whatsapp” dovranno imporre un limite di età pari a 16 anni per poter essere utilizzate. Purtroppo sappiamo bene come sia facile oltrepassare questo gradino, ma in questa sede ci occuperemo di un’altra app, ossia Telegram, la quale sta scavalcando quell’obsoleta app che è Whatsapp: Telegram, se utilizzato in maniera irresponsabile porta conseguenze perigliose.

Telegram e Whatsapp

Telegram differisce da Whatsapp per una caratteristica essenziale: Whatsapp, per proteggere la privacy dei propri utenti utilizza una crittografia end-to-end, ossia, i messaggi inviati possono essere visti solamente dalla persona che li invia e dalla persona che li riceve, dato che vengono criptati all’invio e decriptati alla ricezione. Telegram invece non utilizza questa particolare procedura, riservandola solo alle chat segrete: tutti i messaggi inviati vengono salvati sul cloud al quale lo stesso telefono a cui è inviato il messaggio deve accedervi per leggerlo, e questo significa che i messaggi rimangono salvati sul server di Telegram e possono essere tranquillamente visibili da terze parti.

Whatsapp si rivela, quindi, più efficiente dal punto di vista della privacy rispetto a Telegram, ma le differenze non si fermano solo a questo: esso può anche contare su bot programmabili a seconda dei propri desideri, che possono anche operare su attività che non interessano Telegram in quanto tale, ma anche altro, per esempio può tracciare un pacco in arrivo da un qualsiasi sito di acquisti online, come per esempio Amazon.

Sapendo che tutti i dati ed i messaggi vengono salvati su server, potete capire bene come la privacy sia altamente compromessa da questo sistema, e come, nelle mani sbagliate, possa risultare anche altamente pericoloso.

L’iniquità su Telegram

Quelli che abbiamo analizzato sopra sono i problemi relativi alla privacy compromessa degli utenti: poniamo in secondo piano questo grave problema e passiamo ad un altro altrettanto grave se non peggiore.

Su Telegram si può fare di tutto senza alcuna paura, ci sono gruppi a cui ci si può unire senza essere per forza aggiunti da contatti della propria rubrica semplicemente cercandoli attraverso una barra di ricerca apposita, a differenza della controparte Zuckerberg, ed in questi gruppi si può trovare di tutto: ragazzini che consumano sostanze stupefacenti o che parlano dei migliori metodi di coltivazione della marijuana, ragazzini che si denudano, chat di sesso, orge, e qualsivoglia iniquità possibile ed immaginabile. O ancora, fenomeni quali lo “smerding”, ossia l’aggiunta di un numero in rubrica in uno di questi gruppi, molto spesso con partecipanti anche sconosciuti alla vittima, nei quali questa viene insultata gravemente, utilizzando foto, video, e qualsiasi tipo di informazione reperibile su internet, semplicemente per deridere qualcuno.

Questo, come potrete ben capire, ha anche conseguenze o esacerbazioni perigliose dal punto di vista psicologico su una persona: il vedersi assalita da una così ingente moltitudine di persone, anche molto spesso sconosciute, la porta a rivalutarsi, consciamente o inconsciamente, pur magari essendo di fronte ad informazioni false, reperite da chissà quale parte di internet, col mero e reprobo scopo di deridere.

Verba volant, scriptamanent

Proprio così disse il buon Caio Tito al Senato di Roma, due millenni fa. La frase significa: ”le parole volano, gli scritti rimangono”. Pensiamo alla nostra memoria come un compendio di svariate pagine non ancora scritte, che vengono inchiostrate ogni giorno, ogni secondo, da tutte le azioni che effettuiamo, che compiamo o che, altresì, subiamo.

È proprio così, senza scomodare parti anatomiche come l’ippocampo ed entrare in merito, la nostra mente elabora tutto ciò che compiamo ed a seconda dell’importanza attribuitagli, vengono immagazzinate situazioni, esperienze, vissuti, emozioni. Tutto ci può colpire e danneggiare, quindi, a seconda di come reputiamo talune situazioni, ed alcune diventano veri e propri archetipi per prossime situazioni similari a quella stessa, e sarà compito dell’amigdala darci emozioni, scatenando un’azione chiamata in psicologia “fight or flight”, ossia quello “scatto mentale” che ci pone difronte a due scelte: scappare o combattere una minaccia incombente.

Contestualizziamo il discorso alla situazione analizzata poco fa: un ragazzo che viene insultato in tal maniera subisce una scrittura perigliosa nella propria mente di informazioni sul proprio conto, magari anche false e ne è anche lui stesso conscio, ma il ritrovarsi la massa contro produce in lui un senso di caleidoscopico smarrimento, nel quale mette, come già detto, in discussione se stesso, pur essendo magari conscio della mendacità di alcune informazioni inviate sul gruppo.

Ciò potrebbe rovinare la vita del ragazzo: sappiamo bene come su internet tutto si espanda a macchia d’olio, immaginate ora che le iniquità inviate su quel gruppo, le informazioni personali della vittima, escano dallo stesso e vadano a finire in terze parti, la vita del ragazzo potrebbe essere seriamente compromessa, poiché ciò che prima era relegato al virtuale ora è traslato nel reale. Una situazione a dir poco vergognosa ed inaccettabile, eppure questa è la realtà che stiamo vivendo, una realtà nella quale l’uomo è fautore delle proprie scelte in tutto per tutto, cosa positiva, ma che sta riversando queste anche, non sempre in maniera positiva, su altre persone, peggiorandone la vita. Ora più che mai è imprescindibile la responsabilità individuale, e non far diventare la libertà un delirio umano.