Esagerato. Nella messa in scena, nelle luci, nei colori, nei suoni, nelle danze e nelle musiche. Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann luccica ma non abbaglia, colpisce ma non stordisce, affascina ma non conquista.
Il regista australiano ha sfoderato le sue carte migliori: ha messo in scena un cast eccezionale, ha ricostruito visivamente l'affascinate mondo descritto da Fitzgerald con mille colori, l'ha girato in 3D per dargli una profondità maggiore e coinvolgere ancora di più il pubblico, eppure niente di tutto questo sembra aver funzionato come avrebbe dovuto.
Luhrmann ha sicuramente osato fin troppo, ma forse non fino in fondo, a fine visione ci si sente inebriati ma non totalmente ubriachi. Il regista ha sfruttato in pieno la grande capacità visiva del bellissimo romanzo di Fitzgerald, ma non è riuscito a rendergli giustizia completamente. Il clima respirato in quegli anni trasuda da ogni centimetro delle pazzesche inquadrature di Luhrmann ma ciò che costituisce il nodo centrale del libro, la profonda bramosia di Gatsby, appare come un fattore meramente estetico mentre in realtà dovrebbe essere radicato nella sua anima.
La pellicola risulta quindi estremamente estetizzante, in perfetto stile Luhrmann d'altronde, non dimentichiamo che è il regista di Romeo+Giulietta e Moulin Rouge!
, ma se nelle sue intenzioni il 3D avrebbe dovuto rappresentare una chiave d'accesso visiva ed emotiva al mondo sfolgorante delle feste di Gatsby, in realtà non è che un semplice accessorio tecnico di cui in molti casi non si capisce la necessità.
Da tutto questo sfolgorante luccichio emergono però con prepotenza le interpretazioni dei protagonisti che ricalcano perfettamente il mood emotivo dei personaggi sbozzati dallo scrittore americano quasi novanta anni fa.
Leonardo DiCaprio riesce a tirare fuori l'essenza del suo personaggio, il suo volto esprime con grande maestria i turbamenti di un uomo che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita al perseguimento di un obiettivo così intimo da non riuscire a esprimerlo con le parole, un'interpretazione davvero notevole da parte sua.
La Daisy di Carey Mulligan è la perfetta donna incapace di seguire il proprio cuore, che sa bene cosa vorrebbe ma non ha la forza di riuscire a imporsi ad un marito, interpretato da Joel Edgerton, che sarebbe da prendere a schiaffi per la sua arroganza e supponenza.
Il ruolo di narratore, affidato a Tobey Maguire, ci accompagna lungo tutto il film attraverso la sua voce in e fuori campo, una funzione assolutamente necessaria nel libro ma che nella sua trasposizione finisce per appiattire lo spessore psicologico dei personaggi a ciò che lui pensa o crede di pensare.
Il Grande Gatsby di Buz Luhrmann è una scintillante versione pop del romanzo pubblicato nel 1925 da Scott Fitzgerald, accompagnato da una colonna sonora che avrebbe potuto essere più preponderante viste le ottime canzoni e gli interpreti scelti - Jay-Z, Beyoncé, Lana Del Rey, Sia - ma che invece si limita ad essere un semplice accompagnamento di sottofondo spesso poco percepibile se non nelle grandi feste a casa Gatsby.
Un vecchio detto dice che "non è tutto oro quel che luccica", nel caso de Il Grande Gatsby i luccichii sono tantissimi, ma è davvero tutto oro?