Giovedì 15 aprile il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha dato il via libera per il ritorno a casa di Fabrizio Corona, detenuto nel carcere di Monza da circa un mese in seguito all'ordinanza in cui la Corte gli aveva revocato gli arresti domiciliari per via di alcune violazioni delle restrizioni. Gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra sono riusciti a ribaltare il verdetto, rendendo possibile il ritorno dell'ex re dei paparazzi tra le mura domestiche presumibilmente fino al 2024, anno in cui finirà di pagare il suo debito con la giustizia.
Il cambio di rotta della Sorveglianza meneghina è conseguenza del fatto che la decisione presa nel marzo scorso non fu adeguatamente motivata. I giudici, infatti, nel nuovo provvedimento fanno riferimento ai gesti autolesionistici e alle relazioni degli esperti che, nelle ultime settimane, hanno fatto luce sul fatto che Corona abbia la necessità di continuare il suo percorso curativo fuori dall'ambiente carcerario. Chiesa ha commentato: ''Sono molto contento, era ora'' ed ha anche tenuto a dichiarare alla stampa che il suo assistito non è tornato a casa in quanto ''privilegiato'' ma ''perché è stato riconosciuto che è stato commesso un errore''.
Fabrizio era entrato in carcere dopo quasi dieci giorni di ricovero nel reparto psichiatrico dell'ospedale milanese di Niguarda, dove i familiari l'avevano portato in seguito alle ferite che si era auto inferto dopo aver ricevuto la notizia della Corte.
Nel contempo aveva iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta, ma il suo trasferimento non era stato annullato.
La dichiarazione di Max Bastoni
Il Commissione speciale della situazione carceraria in Lombardia Max Bastoni ha commentato che la decisione presa il 15 aprile dal Tribunale di Sorveglianza è ''equa e compatibile al suo stato di salute''.
Ha inoltre aggiunto che ''la carcerazione è stata una soluzione decisamente discutibile''. Bastoni ha posto l'accento sul fatto che la tutela della salute è più importante dell'esecuzione della pena, ribadendo di aver trovato ''grave'' che ''tale circostanza sia stata ignorata nel primo provvedimento''.
La vicinanza dei sostenitori
Dopo la decisione del tribunale meneghino del marzo scorso, in molti avevano deciso di esporsi in prima persona per dichiarare il proprio appoggio a Fabrizio Corona. Vittorio Sgarbi e Marco Travaglio avevano subito chiesto la scarcerazione dell'imprenditore catanese poiché consideravano esagerata la misura cautelare applicata nei suoi confronti. Travaglio si era in più occasioni trovato d'accordo sulla possibilità di chiedere, direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la grazia e l'immediata sospensione della pena.
Dello stesso avviso si era dimostrato anche Adriano Celentano, che aveva deciso di scrivere un post al fotografo sulla sua pagina Instagram ufficiale in cui non solo esprimeva supporto ma anche le opinioni riguardo la vicenda.
Centinaia di follower di Fabrizio avevano invece continuato a postare sui social messaggi di affetto e appoggio nei suoi confronti, scagliandosi apertamente contro la decisione, considerata ingiusta dai più, di farlo tornare dietro le sbarre.