La carriera d’attore e l’arrivo della figlia, “la cosa più bella che mi sia successa nella vita”. Brillano gli occhi di Roberto Farnesi quando sul set romano de Il Paradiso delle signore ci parla di Mia, la bambina nata dal rapporto con la compagna Lucya Belcastro. Un uomo molto appassionato, diverso da Umberto Guarnieri, il cinico imprenditore da lui interpretato nella soap di Rai 1. “Quando mi incontrano mi dicono ‘sai, pensavo fossi più antipatico’”, forse perché il pubblico lo identifica con il suo personaggio. Invece Roberto Farnesi si presenta su quel divano del set del Paradiso con un gran sorriso e pronto a raccontare la sua vita, di cui è “abbastanza soddisfatto”, e di quel suo lato istintivo, ma anche “incosciente”, che l’ha portato 12 anni fa a cimentarsi nel campo della ristorazione come imprenditore, un po’ come il suo Umberto.
Nel 2021 è arrivata tua figlia Mia, un’assoluta novità per te visto che con lei sei diventato padre per la prima volta. Ma che tipo di padre sei? Apprensivo, geloso…
Se fossi già geloso da ora sarei un pazzo furioso visto che non ha nemmeno due anni, però posso assicurare che c’è un rincoglionimento totale (ride). Grazie a Mia ho conosciuto la grandezza dell’amore, lo dico onestamente. Forse anche perché sono diventato padre tardi, ma ti rapisce il cuore e non solo.
Qualsiasi cosa è per lei. Mi ha cambiato la vita.
Una nuova vita dove cambiano anche i ritmi, per esempio come ti prepari prima di andare sul set, c’è qualche rito a cui non puoi rinunciare?
I riti sinceramente non fanno per me (ride). Mi preparo bene e dietro c’è un lavoro meticoloso. La memoria è alla base di tutto, come le fondamenta di un palazzo, poi sta a noi costruirci sopra i vari piani.
Questo lavoro l’hai fatto sicuramente anche su Umberto, ma se dovessi dare un consiglio al tuo personaggio, quale sarebbe?
Forse dovrebbe godersi un po’ di più la vita. È un uomo completamente immerso negli affari e pensa sempre con una mente imprenditoriale. È una persona piuttosto fredda e cinica, forse dovrebbe lasciarsi andare un po’ di più.
Lo hai detto tu, Umberto Guarnieri è un personaggio molto cinico: ti rispecchi in qualche modo nel suo modo di essere?
A dire il vero siamo molto lontani, ma è proprio questo il lato più divertente dell’interpretarlo. In realtà ci accomuna lo spirito imprenditoriale visto che io, oltre a fare l’attore, sono un imprenditore nel campo della ristorazione. Quando lo impersono mi capita di prendere spunti da ciò che succede nella mia realtà quotidiana.
Il lavoro di imprenditore e quello di attore vivono in due mondi prettamente paralleli, è difficile coniugare le due carriere?
È vero, sono abbastanza distanti come mondi, però ho tanti colleghi nel campo della recitazione che in parallelo gestiscono un’attività imprenditoriale.
Per esempio oltreoceano Robert De Niro ha dei ristoranti a New York, ma anche Al Pacino. È possibile farlo, anche se è un impegno che fuori dal set mi assorbe tantissimo tempo, anche perché se le cose non le segui con attenzione non funzionano. La mia presenza è fondamentale. In questa avventura ho un socio che mi aiuta, ci dividiamo i compiti. Dietro la ristorazione c’è veramente un mondo impegnativo, ma molto gratificante. Ormai sono 12 anni che lavoro in questo campo, la mia realtà conta 24 dipendenti e lo dico con orgoglio, anche perché riusciamo a dare un futuro a 24 famiglie.
Come mai hai scelto proprio la ristorazione?
Spesso recitando ci capita di andare in giro e mangiare fuori, e ho sempre guardato con un occhio di sana invidia i ristoratori.
Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto iniziare una carriera in questo settore, così ho deciso di lanciarmi in quest'avventura e l’ho fatto anche con una certa incoscienza. Non avrei mai immaginato che fosse un mondo così complesso, ma alla fine regala delle gratificazioni veramente importanti, ma bisogna seguire tutto con accuratezza.