Un vecchio relitto arrugginito. Questo è tutto ciò che vi vede se ci si trova a passare nei pressi dell’ex porto uzbeko di Mujnak, al confine tre l'Uzbekistan e il Kazakistan, dove un tempo sorgeva il bellissimo lago Aral, un lago salato di origine oceanica considerato il quarto lago più grande al mondo per estensione. Questo specchio d'acqua, tanto grande da essere considerato un mare, nel 1960 contava ben 68.000 di chilometri quadrati di acqua, ora invece ne rimane poco meno del 10%, tutto il resto è sabbia.

La colpa di questo accaduto che è stato definito il più grande disastro ecologico della storia è da attribuirsi alle piantagioni di cotone.

Durante la guerra fretta, infatti, il regime sovietico, ha approvato un progetto di deviazione dei due fiumi che si immettevano nel lago, per sfruttare la loro acqua per coltivare i campi.

Senza i fiumi che lo alimentavano, il lago Aral, le cui rive un tempo venivano utilizzate per la pesca, si è lentamente prosciugato lasciando il posto ad un deserto di sabbia salata e tossica, per via dei pesticidi usati in agricoltura che si riversano nelle acque, in cui sopravvivono solo gli scheletri delle navi che un tempo lo solcavano. Il lago Aral, purtroppo però, non è l'unico caso di prosciugamento; il lago di Urmia, in Iran, habitat naturale di numerosi animali marini e volatili ad esempio, è in continua fase di restringimento per via di un tasso di evaporazione molto elevato (da 600 mm a 1.000 mm all'anno); discorso molto simile per il lago Ciad (lago africano compreso tra Ciad, Niger e Nigeria) che sta pian piano scomparendo a causa delle terribili siccità e delle scarse precipitazioni che caratterizzano il Seal, avviandosi pericolosamente verso la fine che ha subito il lago Poopò, il secondo lago più grande della Bolivia, che si è completamente prosciugato pochi mesi fa, causando enormi problemi a fauna e vegetazione che ha dovuto abbandonare completamente la zona.

Infine, qualche parola va spesa per lo strano caso del Folsom Lake, lago della California che si sarebbe prosciugato quasi completamente nel giro di una sola notte, lo scorso settembre, per colpa delle attività indegna della società elettrica locale. In conclusione, che siano di origine climatica, fisica o di qualsiasi altro genere, le cause di queste intollerabili catastrofi sono da affibbiare solamente e ancora una volta al sempre e solito uomo.