Possiamo dire addio alla cara vecchia tazzina di caffè o, meglio, le diranno addio i nostri figli. Almeno fino al 2050 potremmo confidare sul nostro barista di fiducia e sulle sue tazzine di fumante, aromatico ed energizzante estratto di Coffea. Liscio, macchiato, lungo, corto, corretto, al vetro, tutti aggettivi che un giorno, forse, racconteremo ai nostri nipoti quando, con nostalgia, ripenseremo a quanto erano belli i nostri tempi.

Le cause che potrebbero portare alla scomparsa del caffè

Come per molte altre colture ed ecosistemi del nostro pianeta, i vorticosi cambiamenti climatici degli ultimi decenni, stanno seriamente minacciando la nostra salute e trasformando le nostre abitudini.

Anche le piantagioni di caffè non sono immuni a questi repentini cambiamenti. L’innalzamento delle temperature e i sempre più diffusi catastrofici eventi meteorologici stanno rapidamente riducendo le aree coltivabili.

Le conseguenze di un non intervento sulla qualità del caffè

Se non si interviene prontamente cercando di invertire questo trend, nel 2050 saranno sparite circa la metà delle attuali piantagioni di caffè. Le evidenti conseguenze ricadranno inevitabilmente sul prezzo della nostra ‘cara’ tazzina che, tenderà ad aumentare tanto più scenderà la produzione e quindi la disponibilità della materia prima. Sono già visibili i primi effetti della crescita della temperatura in paesi come il Messico, il Guatemala e il Nicaragua dove si sta riscontrando un improvviso aumento di parassiti e malattie delle piante che impattano fortemente sulla qualità e la quantità del prodotto.

I numeri del caffè

L’industria mondiale del caffè ha un giro di affari di circa 19 miliardi di dollari con un consumo giornaliero di più di 2 miliardi di tazzine e, in tutto questo, l’Italia ricopre un ruolo primario nella trasformazione e commercializzazione del prodotto finito. Circa il 90% della produzione di caffè viene da piccoli proprietari sparsi in più di 70 paesi, molti dei quali in via di sviluppo, che vedrebbero sfumare la loro fonte di sostentamento.

Il trasferimento di produzione impatterebbe circa 120 milioni di persone che oggi vivono grazie al caffè a favore di zone climaticamente più adatte ma, attualmente, destinate alla conservazione di foreste e fragili ecosistemi.