C'era una volta il gioco più bello del mondo. Un momento di festa, di gioia, di sano sfogo. Era questa, in un tempo sempre più lontano e sbiadito, l'immagine del calcio italiano. Oggi questo calcio è finito per sempre, travolto da una spirale di violenza che non si limita più agli scontri tra opposte tifoserie, ma minaccia anche i tesserati. Da qui la denuncia dell'Associazione Italiana Calciatori, presieduta dall'ex centrocampista della Roma, Damiano Tommasi. I dati presentati dall'Aic il mese scorso sono di una gravità estrema. Relativamente alla stagione 2015/2016, se messi a paragone con quelli della stagione precedente, l'aumento di azioni violente nei confronti dei calciatori è del 125 %.

Un crescendo di violenza tra i dilettanti

Sono in particolare i dati del calcio dilettantistico a far lievitare queste preoccupanti cifre. Nel corso della passata stagione solo saliti al 45 % del totale, dunque quasi la metà, mentre quelli del calcio dei professionisti rappresentano sempre la fetta più larga con il 55 %. In quest'ultimo caso il dato maggiore riguarda ancora la Serie A, con il 24 %. Le 'azioni violente', che comprendono aggressioni, intimidazioni e minacce nei confronti di calciatori sono state 117 nella stagione 2015/2016 rispetto alle 52 della stagione 2014/2015. Naturalmente possono essere molte di più, non dimentichiamo che proprio nel calcio dilettantistico ci sono parecchi episodi che non vengono nemmeno segnalati.

Dal punto di vista geografico, Sud ed isole sono i più esposti alla violenza, 52 % dei casi contro il 28 % del Nord ed il 20 % delle regioni centrali. Tra le singole regioni, è il Lazio quella con più azioni violente, il 17 %, seguita da Puglia (16 %), Campania (13 %) e Toscana (10 %). La maggior parte degli episodi nella passata stagione sono avvenuti fuori dagli stadi (61 %), in maggioranza si è trattato di veri e propri raid punitivi con aggressioni fisiche (23 %), insulti (20 %), offese razziste (17 %), danni ad auto o strutture delle società (15 %).

Nella maggior parte dei casi, inoltre, gli autori degli atti di violenza sono stati i tifosi di casa, nel 55 % dei casi. C'è anche un dato che stride fortemente con quanto illustrato dall'Aic: sebbene i tifosi siano i maggiori responsabili di questo scenario, i casi di Daspo (il divieto di accesso alle manifestazioni sportive) nella stagione 2015/2016 sono diminuiti rispetto a quella precedente: 2.160 (il dato è nazionale) contro 2.346.