Dire no alla cultura dellostupro. E' partita da Kelly Oxford, 39enne autrice e blogger canadese, una campagna che vuole dare voce a chi ha subito o sta ancora subendo la violenza quotidiana. L'hastag #Notokayha avuto subito una grande risonanza mediatica, tanto che più di 10 milioni di tweet riportano la dicitura lanciata dalla Oxford.La donna, che scrive per il New York Times, ha deciso di iniziare questa campagna venerdi scorso dopo che era scoppiata la polemica legata a Donald Trump e alle frasi sconvolgenti e sessiste che hanno travolto il candidato repubblicano alle Elezioni USA.

Molte donne hanno raccolto la proposta di Kelly Oxford e ognuno, a modo suo, ha raccontato la propria esperienza.Ci sono donne che parlano di violenze subite quando erano bambine, altre che raccontano di offese verbali subite tutti i giorni o di commenti poco educati nei confronti di alcune parti del corpo. Una cultura che sembra essere calata nella società odierna e che a tratti viene quasi considerata come normale, tanto che qualcuno si premura anche di difendere Trump e chi parla come lui.

Tra le testimonianze c'è una ragazza che scrive: "Al liceo molti ragazzi volevano molestarmi solo perché avevo un grosso seno, indipendentemente da quante volte io avevo detto loro che non era ok".

Un altra donna, Yvonne Collings racconta: "Sono stata stuprata a 15 anni, mi è stato detto che la mia colpa era stata rimanere fuori fino a tardi. Ero in un gruppo di diciotto. Niente droghe, niente alcool, solo stupro". Un'altra persona, legata al mondo militare, scrive"Il mio superiore nell'esercito mi ha stuprato in un dormitorio".

Secondo dei dati raccolti dall'Istat nel 2015, il 35% delle donne ha subito una violenza, legata nel maggior parte dei casi alla diseguaglianza di genere. Sempre l'Istituto di Statistica quantifica in 6 milioni e 788 mila le donne che nel corso della loro vita hanno subito una violenza di natura fisica o sessuale. C'è ancora una grande percentuale di persone che non riescono a denunciare, circa il 12%.