moncalieri si sveglia ferita. Dopo che ieri, verso le 16, il #Chisola ha rotto gli argini e ha letteralmente inondato tre borgate, due delle quali sono completamente finite sott’acqua, Tetti Piatti e Tagliaferro, oggi la situazione non è migliore. Si scopre la devastazione dell’alluvione. Fango e detriti sono dappertutto. Le auto sono state spostate dalla furia delle onde e ora sono ricoperte di melma. Cantine e magazzini sono stati allagati. La scena è quella “classica” di un’alluvione. Disordine e silenzio. Chi è nelle vicinanze è attonito, ha la disperazione scritta negli occhi, che fanno fatica a contenere lo sconforto.

Non è la prima volta che capita da queste parti, ma non ci si fa mai l’abitudine a vedere bambini impauriti che urlano mentre corrono attaccati alle mamme, o a vedere persone anziane e malate costrette a lasciare col terrore negli occhi le proprie abitazioni con continue staffette dei fuoristrada dei Carabinieri di Moncalieri e sulle camionette dell’esercito.

La furia del Chisola

Ieri pomeriggio il sindaco della cittadina alle porte di Torino, Paolo Montagna, è stato costretto a firmare il decreto di evacuazione per circa 1.800 persone. Non avrebbe voluto farlo. Ma non si poteva fare diversamente. Un fiume in piena non perdona. L’acqua stava entrando nelle case già dal mattino. La gente era disperata, impaurita.

Implorava aiuto. C’erano persone anziane che, nel tentativo di fuga, si era lievemente ferita e aveva difficoltà di movimento. Le due borgate sono ancora sott’acqua: scuole allagate, campo di calcio che sembra una risaia, la bocciofila cancellata, la parrocchia di Santa Maria Goretti inagibile. La furia del Chisola non ha risparmiato niente.

Non ha avuto pietà per nessuno. Ma per fortuna, grazie all’intervento coordinato tra sindaco e forze dell’ordine, non si registrano né morti né dispersi.

La situazione precipita

In poche ore, i vigili del fuoco sono riusci a salvare numerose famiglie rimaste intrappolate nelle proprie abitazioni, nelle soffitte… Prima dello straripamento del Chisola, all’altezza di lungo Po Abellonio, il Po era riuscito ad uscire dagli argini.

Già solo ad occhio i danni erano enormi. Ma la situazione, tutto sommato, appariva controllabile. Almeno fino alle 16 del pomeriggio, quando è arrivata la comunicazione che il Chisola aveva rotto l’argine sinistro. Lì, a poche che centinaia di metri, c’è la centrale dell’Aem. Strada Carignano, che serve a collegare la Loggia a Vinovo, è stata inondata da quasi un metro di fango. L’acqua ha invaso il parcheggio dell’ex Canuto e tutte le aziende circostanti, oltre alla zona industriale di Carpice. Infatti, gli svincoli della tangenziale di corso Unità d’Italia che collegano a Moncalieri, sono stati chiusi.

La notte degli sfollati

La notte che conduceva al “the day after”, cioè alla giornata del 26 novembre, tutti gli sfollati l’hanno trascorsa in centri di fortuna, alcuni allestiti in tempo record da forze dell’ordine, protezione civile e cittadini volontari.

Era sotto gli occhi di tutti che si trattava di un’emergenza catastrofica. Trecento posti letto sono stati allestiti alla Cavallerizza Reale all’interno del castello di piazza Baden. Lì hanno dormito molte famiglie di borgata Tagliaferro e di Tetti Piatti. Altre settanta persone, tra anziani e malati, sono stati ospitati a Ville Roddolo e al Latour. Torino ha offerto sessanta letti in città. Oggi continuano a destare preoccupazione il lungo Po Abellonio fino al parco delle Vallere, il borgo Mercato e Santa Maria. Ma i conti veri si faranno tra qualche giorno.