Dopo oltre venti giorni di relativo silenzio, violato comunque da accuse, tensioni e minacce reciproche, Kim Jong-un starebbe per ordinare l'ennesimo test missilistico. La notizia è stata riportata dalla CNN che ha citato fonti della Difesa USA. I dati in possesso del Pentagono, infatti, avrebbero rilevato movimenti 'sospetti' nella zona di Kuson. Secondo gli esperti, si tratterebbe del trasporto di materiali ed attrezzature per il lancio di un missile balistico. E considerato che il regime di Pyongyang non sceglie mai casualmente le date delle sue provocazioni, quella indicata per il lancio potrebbe essere il 27 luglio in cui si celebra il 64esimo anniversario della fine della Guerra di Corea.

Nuove sanzioni, un 'vicolo cieco' secondo la Russia

L'inasprimento delle sanzioni ONU nei confronti della Corea del Nord si sono rivelate del tutto inefficaci, così come per il momento non trova basi concrete l'ipotesi di un possibile negoziato con gli Stati Uniti, nel quale Pyongyang si renda disponibile a rinunciare ai continui test missilitici pur restando un Paese con armi nucleari. Washington ed alleati ritengono, pertanto, che la risposta al prossimo lancio sia un ulteriore pacchetto di sanzioni. Di diverso avviso la Russia, l'ambasciatore di Mosca alle Nazioni Unite, Vladimir Safronkov, ha infatti definito le sanzioni economiche contro la Corea del Nord "un vicolo cieco nel quale non bisogna infilarsi".

Tutto questo in risposta alle pressioni americane che avevano richiesto al Cremlino una presa di posizione netta sulla crisi coreana. Mosca, al pari della Cina, continua ad insistere sull'azione diplomatica e, in fin dei conti, nessuna delle due superpotenze ha interesse ad una rapida risoluzione della questione, visto che gli Stati Uniti stanno rischiando seriamente di impantanarsi.

Le ultime minacce di Kim

Kim Jong-un dal canto suo prosegue le sue arringhe anti-americane. L'ultima, in occasione del trasferimento delle forze armate statunitensi dalla base di Yongsan a quela di Pyeongtaek. "La base americana è la causa del disastro del popolo sudcoreano dovrebbe essere rimossa e non semplicemente trasferita - ha commentato il giovane dittatore - ma poco importa dove si trovino, gli aggressori americani non sfuggiranno ai nostri attacchi e saranno il nostro obiettivo primario quando apriremo il fuoco". La pesante dichiarazione del leader di Pyongyang è di qualche giorno addietro ed è stata riportata dai principali organi di comunicazione del regime, il quotidiano Rodong Sinmun e l'agenzia Kcna.