La Cia americana aveva messo in guardia i servizi segreti spagnoli del concreto rischio di un attentato terroristico proprio laddove si è verificato, sulla Rambla. Inoltre nel Febbraio scorso l'Isis aveva minacciato di colpire le principali zone turistiche spagnole, ed il rischio sarebbe stato così concreto che alcuni operatori turistici avrebbero segretamente ingaggiato oltre 100 ex membri delle forze speciali inglesi per presidiare i luoghi sensibili, come le gettonatissime spiagge di Ibiza. E' quanto riporta sul suo blog ospitato da "Il Giornale" Marcello Foa, direttore del gruppo editoriale svizzero "Corriere del Ticino" e docente di Comunicazione e Giornalismo.

Perché la Rambla non era 'blindata'?

Foa propone due riflessioni che quasi nessuna testata giornalistica ha proposto. La prima riguarda il fatto che la zona pedonale della Rambla colpita dai terroristi non fosse stata isolata con protezioni anti intrusione, come è stato fatto in numerose piazze europee all'indomani della strage di Nizza. Un errore grossolano considerando l'elevato livello di allarme dovuto alle informazioni di intelligence sopra riportate. Secondo Foa si tratta di un "clamoroso fallimento" dei servizi spagnoli.

'Le frontiere devono essere chiuse'

La seconda riflessione proposta da Foa riguarda l'approccio con la quale vengono gestiti gli attentati. "La musica è sempre la stessa - scrive Foa - orrore per gli attentati, ma noi dobbiamo essere migliori, non dobbiamo aver paura, e pertanto continuare con la politica delle frontiere aperte e accogliere i migranti islamici".

Un approccio che secondo il giornalista - che evidenzia come anche l'attentato compiuto in Finlandia sia stato compiuto al grido "Allah Akbar" - è razionalmente errato.

L'approccio dei media

Infine Foa se la prende con l'approccio dei giornalisti, che si auto censurerebbero in nome del "perbenismo". E per dimostrare questa sua tesi propone la foto del piccolo Aylan, il bambino siriano rivenuto cadavere sulla costa turca con la faccia rivolta sulla sabbia nel Settembre 2015 e che fece il giro del mondo, paragonandola alla foto di un bambino rimasto vittima dell'attentato di Barcellona, adagiato sul terreno in modo non molto diverso dal bambino siriano.

"La prima foto fece il giro nel mondo, perché utile a giustificare l'immigrazione, mentre la seconda è stata segnalata da Twitter e non avrà mai ampio risalto mondiale" commenta il giornalista. La foto del bambino ucciso dai terroristi insieme alla madre secondo Foa verrebbe censurata per evitare che susciti un'ondata emotiva in senso opposto a quella dell'altro bambino. "In questo modo gestiscono l'opinione pubblica" conclude.