Ad appena due giorni dal flop del Codice di comportamento in mare delle Ong, voluto dal Viminale e firmato al momento da sole due organizzazioni, il governo italiano decide di compiere una rappresaglia contro i fautori del mancato accordo. Durante la notte tra martedì 1 e mercoledì 2 agosto, con vasto dispiegamento di forze, sia in mare che nel porto di Lampedusa, la Guardia Costiera italiana ha compiuto un vero e proprio blitz sulla nave Iuventa, appartenente alla ong tedesca Jugend Rettet. “Normali controlli”, si giustificano le autorità marittime dell’isola siciliana, ma il sospetto di una ‘rappresaglia di Stato’ contro chi si è rifiutato di firmare il Codice Minniti è alto.

I particolari dell’operazione contro la Iuventa

Dunque, come riportano le cronache di diversi siti online, primo tra tutti quello dell’Ansa, un numero ancora imprecisato di motovedette della Guardia costiera ha accerchiato la nave Iuventa della Ong Jugend Rettet, fondata in Germania nel 2015. La missione dei nostri uomini in divisa era quella di scortare l’imbarcazione, adibita al soccorso in mare dei migranti, nel porto dell’isola di Lampedusa per una serie di controlli, definiti di routine.

Una volta raggiunto lo scalo marittimo siciliano dove, sulla banchina, erano presenti un folto numero di militari (tanto per rendere l’idea della fermezza che il governo Gentiloni ha intenzione di dimostrare sul tema dell’emergenza migranti), il tenente di vascello Paolo Monaco, comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, è salito a bordo della Iuventa, dove si è intrattenuto per più di due ore.

Solo un “normale controllo”, questa la posizione ufficiale tenuta da Monaco, il quale ha poi assicurato alla Ong tedesca circa la possibilità di riprendere il mare già nella mattinata di oggi.

Il piano Pinotti-Alfano per la Libia

Intanto, nella giornata di ieri, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e il titolare degli Esteri, Angelino Alfano, hanno illustrato termini e contenuto della futura missione anti scafisti delle navi militari italiane in Libia (oggi il voto in parlamento a cui il M5S si è opposto).

Saranno solo due le imbarcazioni battenti bandiera tricolore: un pattugliatore che ospiterà la squadra dei nostri ufficiali di collegamento con le autorità libiche del governo Serraj a Tripoli, e una cosiddetta ‘nave logistica’ con compiti di soccorso meccanico verso altre imbarcazioni. Peccato che l’altra metà della Libia, quella sotto il controllo del generale Haftar, non sia proprio d’accordo.

Il governo di Tobruk ha infatti lanciato una offensiva militare contro la città di Sabrata, alleata con Tripoli. E, contemporaneamente, Haftar ha fatto diramare un comunicato in cui si esortano le “forze armate libiche a fare il loro dovere nazionale per proteggere la sovranità della Libia da ogni violazione”, perché quello italiano viene considerato solo un “intervento militare deflagrante verso gli affari libici”.