Una sforzo comune di tutti, inclusi Russia e Cina, per aumentare la pressione sulla Corea del Nord. Questa la richiesta dell'ambasciatrice americana all'ONU, Nikki Haley, che ha rigettato con sdegno la soluzione diplomatica suggerita da Mosca e Pechino. A conti fatti, il 'doppio congelamento' avrebbe imposto agli USA di allentare la pressione militare sulla penisola coreana, oltre allo stop al regime di Pyongyang relativo a nuovi test missilistici ed ai programmi di sviluppo nucleare. Se la Haley ha definito "offensiva all'indirizzo degli Stati Uniti" questa proposta, l'ambasciatore cinese Liu Jieyi ha risposto in maniera secca.

"Non c'è altra soluzione che quella pacifica, la Cina impedirà lo scoppio di una guerra". Alla posizione granitica e piuttosto scontata del rappresentante diplomatico di Pechino, ha fatto eco dalla Russia la voce più autorevole possibile: quella del presidente Vladimir Putin. Il suo commento amaramente ironico la dice lunga sui rapporti attuali tra Washington e Mosca, ma anche questa non è una novità.

Putin: 'Richieste ridicole da parte degli USA'

"Ridicolo, da parte degli Stati Uniti, chiedere a noi di aiutarli con le sanzioni esercitate contro la Corea del Nord, dopo averci messo nella stessa lista di sanzioni con la stessa Corea del Nord e con l'Iran. Davvero difficile avere comunicazione con persone che confondono l'Austria con l'Australia".

Nella sua risposta ai giornalisti russi che gli hanno chiesto un parere su quanto discusso nel corso dell'ultima riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Vladimir Putin si è espresso a chiare lettere sulla posizione del governo del Cremlino: le nuove sanzioni contro la Corea del Nord non sono una soluzione, fermo restando che la Russia è oggetto a sua volta di sanzioni economiche da parte di Washington e, pertanto, è l'alleato meno probabile su questa linea dura.

Il maldestro allarme da Parigi

Intanto dall'Europa giunge un allarme sulla presunta potenza missilitica della Corea del Nord che viene riportato su parecchi organi di stampa occidentali, ma onestamente sembra eccessivo. Secondo il ministro della Difesa del governo Macron, Florence Parly, i missili di Pyongyang potrebbero essere in grado di raggiungere l'Europa prima del previsto.

In realtà, sebbene la Corea del Nord abbia dimostrato notevoli progressi nella costruzione di armi balistiche e sia in possesso di missili intercontinentali, la potenza e la precisione di questi vettori è tutta da dimostrare e non è nemmeno certo che la tecnologia bellica nordcoreana sia in grado di armarli con testate nucleari. Sembra tanto una dichiarazione pretestuosa e maldestra da parte di chi aspira in qualche modo a recitare un ruolo da protagonista, quel ruolo che i Paesi UE hanno smarrito da tempo nelle controversie internazionali. A tranquillizzare l'Europa ci aveva già pensato l'ambasciatore nordcoreano all'ONU, Han Tae-song, intervenuto a Ginevra a due giorni di distanza dal test nucleare ordinato dal suo leader, Kim Jong-un.

"Le nostre misure di autodifesa sono un pacco regalo che rivolgiamo esclusivamente agli Stati Uniti".

Trump propone l'acquisto di nuove armi a Giappone e Corea del Sud

Dulcis in fundo, arriva l'immancabile tweet di Donald Trump, rivolto essenzialmente agli alleati Giappone e Corea del Sud. Il presidente degli Stati Uniti permetterà a Tokyo e Seoul di incrementare il proprio arsenale, comprando "un ammontare incrementato di armamenti altamente sofisticati dagli Stati Uniti". Come dire, citando il grande Alberto Sordi, 'finché c'è guerra c'è speranza', certamente, di concludere anche dei buoni affari.