La Corea del Nord alza l'asticella delle provocazioni ed oltrepassa una linea pericolosa. Kim Jong-un ha ordinato l'esecuzione di un test atomico, il comando militare di Pyongyang ha fatto eplodere una bomba all'idrogeno la cui potenza distruttiva sarebbe cinque volte superiore a quella dell'ordigno nucleare che nel 1945 distrusse la città di Nagasaki, in Giappone. La bomba è stata fatta detonare a 10 km di profondità nel sottosuolo ed ha provocato un terremoto di magnitudo 6.3 (secondo le fonti statunitensi, 5.3 secondo quelle cinesi) che ha scosso la penisola.

Delirante propaganda del regime

Erano le 15.30 del pomeriggio in Corea del Nord, dunque le 2.30 di notte a Washington e le 8.30 del mattino in Italia, quando la TV di Stato di Pyongyang ha interrotto la consueta programmazione per fare un annuncio alla popolazione. Nella montagna di Punggye-ri, sito usato per i test atomici, era stata fatta esplodere una bomba H. Si tratta del sesto test nucleare effettuato dal regime. L'annuncio, tanto per rendere la cosa più delirante ed orwelliana, è stato accompagnato da una nota canzone del regime il cui tema è "se la Corea vuol fare una cosa, la fa".

Corea del Sud ed USA valutano la risposta militare

Per tutta risposta, il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha innalzato il livello di allarme ed allertato ulteriormente le forze armate.

A Seoul è stato convocato d'urgenza il Consiglio di sicurezza. Da parte dei capi della Difea di Corea del Sud e Stati Uniti si sta valutando con maggiore concretezza una risposta militare al regime guidato da Kim Jong-un. In allerta anche Russia e Cina, il sisma causato dal test nucleare è stato sentito anche nei territori delle due superpotenze confinanti.

Pechino ha inviato aerei militari al confine con la Corea del Nord, non era mai accaduto nella lunga alleanza che ha contraddistinto per decenni i due Paesi e che, almeno sulla carta, è ancora in piedi. Ma stavolta Kim ha proprio esagerato. Da parte giapponese, invece, si sono levati in volo gli aerei da Tokyo con l'obiettivo di esaminare le possibili conseguenze radioattive del rest.

Il Giappone è l'unico Paese al mondo che ha vissuto sulla propria pelle un attacco atomico e ne ha trascinato le conseguenze per anni. La tensione è, pertanto, ai massimi livelli: "tutto questo è intollerabile", ha tuonato il premier Shinzo Abe che, oltretutto, di recente ha visto volare sulla propria testa e su quella dei suoi concittadini un missile nordcoreano.

Una bomba che può armare un missile

Come detto, si tratta del sesto test atomico condotto dalla Corea del Nord, ma non è un test come gli altri. Quella fatta esplodere dal regime sarebbe una bomba in grado di armare la testata di un missile. Ad annunciarlo a gran voce è il governo di Pyongyang che, dopo aver tranquillizzato la popolazione ribadendo l'assenza di pericolo per eventuali fughe radioattive dal sito di Punggye-ri, ha spiegato che la bomba in questione può essere montata sulla testata di un missile intercontinentale.

Si tratta della controreplica di Kim Jong-un alle esercitazioni statunitensi e sudcoreane condotte a pochi km dal confine tra le due Coree. La decisione di alzare il tiro da parte di Washington e Seoul era arrivata dopo il test missilitico nordcoreano che aveva violato lo spazio aereo giapponese. Da qui la scelta di mostrare al mondo i progressi del Paese nella costruzione di armi di distruzione di massa. L'ultimo test in questione era stato condotto nello stesso sito meno di un anno fa, in quella circostanza era stata fatta esplodere una bomba all'idrogeno (anche se il parere degli esperti fu contrastante sula natura dell'ordigno) la cui deflagrazione sarebbe stata due volte più potente di quella di Hiroshima.

Ora questo limite è stato ampiamente superato.

'Kim teme l'attacco preventivo USA'

"Credo che la Corea del Nord abbia voluto far capire di essere in grado di lanciare un attacco nucleare di grande potenza, se dovesse subire un attacco preventivo", ha dichiarato Adam Mount, esperto del Center for America Progress che ha inoltre sottolineato come la paura più grande di Kim Jong-un sia il 'fuoco e fiamme' minacciato qualche settimana addietro da Donald Trump. Una decisione accarezzata dalla Casa Bianca, ma accantonata di fatto perché le conseguenze di un attacco potrebbero essere disastrose per la tutta la regione. Senza contare l'incognita cinese, visto che Pechino ha dichiarato nel recente passato che non permetterà agli Stati Uniti ed ai Paesi alleati un'azione militare per rovesciare il regime nordcoreano. Da questo momento in poi, ogni opzione è realmente possibile.