Una posizione geografica particolare che, nel corso dei decenni, è stata una salvezza. Ora però, con le tensioni internazionali cresciute a dismisura e con gli Stati Unitii che minacciano un intervento militare, la stessa posizione geografica della Corea del Nord potrebbe essere estremamente pericolosa per gi equilibri internazionali. Stretta tra due potenze militari come Russia e Cina che un tempo le erano vicine dal punto di vista politico (teoricamente la Cina lo sarebbe ancora, in quanto retta da un Partito Comunista), la Corea del Nord è stata praticamente intoccabile dopo l'armistizio che sancì la fine del triennio di guerra nella penisola negli anni '50.
Ora che i venti di guerra hanno ripreso a soffiare all'altezza del 38° parallelo, un'eventuale conflitto finirebbe per coinvolgere russi e cinesi i cui confini sono troppo vicini alla 'zona calda'. A conti fatti, ciò che per anni ha impedito agli Stati Uniti di disfarsi di un'autentica spina nel fianco, è ancora oggi il motivo che impedisce una guerra. Pechino e Mosca sanno di avere tra le mani una patata incandescente ed hanno l'obiettivo comune di evitare che bruci del tutto. Al contrario gli Stati Uniti, se avessero la certezza della neutralità cinese, sarebbero gli unici a guadagnarci da un eventuale conflitto.
Pyongyang: il 'vassallo' cinese diventato ingestibile
Quanto accaduto negli ultimi mesi ha confermato un'idea precisa sui rapporti ambigui tra Cina e Corea del Nord, un tempo politicamente vicine e, teoricamente, ancora legate da un vecchio patto militare.
Per anni Pyongyang è stata un 'vassallo' di Pechino ed ancora oggi la spina dorsale dell'economia nordcoreana è sostenuta dalla Cina. Xi Jinping però è figlio di quel 'comunismo con caratteristiche cinesi' che dai tempi di Deng Xiaoping ad oggi si è sempre più allontanato dall'ideologia maoista. Se Kim Il-sung considerava Mao Tse-tung un 'fratello' ed un punto di riferimento politico, lo stesso non si può dire del nipote Kim Jong-un che non ha mai incontrato personalmente l'attuale segretario del Partito Comunista e leader del governo di Pechino e, al contrario, lo ha criticato per un presunto comportamento 'accondiscendente' nei confronti del nemico americano.
In realtà a Xi Jinping non dispiacerebbe affatto la deposizione dell'attuale dittatore con un altro leader più filo-cinese, in tal senso Kim aveva 'fiutato' il pericolo nel 2013 quando aveva fatto giustiziare lo zio, Chang Sung-taek, con l'accusa di stare progettando un golpe. Perché allora la Cina continua in qualche modo a tutelare l'ingestibile vassallo?
Il motivo lo abbiamo ribadito spesso, alla fine la Corea del Nord è ancora la stessa spina nel fianco americano che ne impedisce l'influenza assoluta sulla regione. Il crollo del regime di Pyongyang e l'eventuale riunificazione della penisola coreana, porterebbe alla creazione di un Paese più grande e politicamente distante dalla Cina. Fermo restando che una guerra comporterebbe un inevitabile esodo di profughi entro i confini cinesi, emergenza umanitaria alla quale Xi Jinping non vuole nemmeno lontanamente pensare. Nel suo delirio di potere, Kim è ancora consapevole che la presenza della Cina lega le mani ai generali di Washington.
Seconda Guerra di Corea o Terza Guerra Mondiale?
Se ipotizziamo una guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord, senza il supporto cinese come avvennne in occasione della Guerra di Corea, l'esito sarebbe più che scontato.
Pyongyang è in possesso di potenti armi atomiche ed avrebbe teoricamente i missili per utilizzarle. Diciamo teoricamente, perché armare un missile con una testata nucleare non è un'operazione tecnicamente semplice. Richiede tempo e sperimentazioni e non ci sono certezze sull'affidabilità e la precsione dei vettori in possesso delle forze armate di Kim. Riuscire in questo sforzo bellico-tecnologico potrebbe però essere solo questione di tempo, motivo per cui Washington mostra chiari segni di impazienza ed i rappresentanti dell'amministrazione Trump fanno continuamente riferimento ad un'opzione militare che, in realtà, è stata pianificata da tempo. Un'azione di precisione, indirizzata a distruggere tutti i siti missilitici della Corea del Nord che sono sicuramente già nel mirino del Pentagono.
Resterebbero le basi mobili, ma alla luce dell'enorme potenziale statunitense non dovrebbe essere un problema neutralizzarli in poco tempo. Per quanto 'chirurgica', difficilmente però l'azione statunitense impedirebbe alla Corea del Nord di colpire il sud della penisola ed in tal senso si spiega il dispiegamento massiccio di sistemi antimissile in tutta la Corea del Sud. Una nuova 'Guerra di Corea', piuttosto che la Terza Guerra Mondiale profetizzata dai soliti soloni catastrofisti, potrebbe essere il risvolto peggiore di questa crisi. Sarebbe ugualmente un disastro per l'intera regione, in termini umanitari ed economici ed è quello che le vicine Russia e Cina vogliono evitare a tutti i costi.
Soluzione militare: USA e Cina a denti stretti
La soluzione prospettata da Mosca e Pechino resta quella di reciproche concessioni tra le due parti, il famoso 'doppio congelamento'. Kim dovrebbe cessare le sue provocazioni e congelare sua politica di sviluppo del nucleare per scopi bellici, alla parte americana verrebbe chiesto lo smantellamento della pressante presenza militare in Corea del Sud. Per raggiungere questo obiettivo, tanto Vladimir Putin quanto Xi Jinping sembrano disposti a fare la voce grossa su entrambi i fronti. Curioso che ai leader di quelli che furono gli spauracchi militari dell'occidente negli anni della Guerra Fredda sia oggi affidato il delicato compito politico di far valere la diplomazia sulle armi: ciò però ne rafforzerebbe inevitabilmente il prestigio internazionale a dispetto di un'America che ha già dovuto mordere il freno in Medio Oriente.
Motivo per cui, dalle parti di Washington, sono in tanti che preferirebbero far parlare le armi. Intanto la posizione statunitense, espressa dall'ambasciatrice Nikki Haley al Consiglio di sicurezza dell'ONU, è quella di un ulteriore inasprimento delle sanzioni economiche e la tesi è stata sposata da altri Paesi come Giappone, Regno Unito, Francia, Germania ed Italia. "Solo le sanzioni più forti o le azioni possono fermare il regiome nordcoreano: la nostra pazienza non è illimitata", ha detto la rappresentante diplomatica di Washington che ha poi alzato i toni ed ha definito "un insulto" la proposta russo-cinese del doppio congelamento. "Se un regime nemico ti punta contro un'arma atomica ed un missile balistico intercontinentale, certamente non abbassi la guardia.
Nessuno lo farebbe e non lo faranno gli Stati Uniti". La risposta cinese è stata altrettanto dura. "La crisi della penisola coreana deve essere risolta con la diplomazia. La Cina non permetterà lo scoppio di una guerra", ha detto a chiare lettere l'ambasciatore Liu Jieyi, segno che anche la pazienza di Pechino non è infinita.