Titolo quanto mai significativo, macapace di trarre in inganno. Non vuole alludere ad una qualche formadi speranza dopo l'orrore della guerra, ma al contrario alla capacitàirrimediabile di dimenticare anche i fatti di sangue più atroci.L'uomo non ha memoria storica, questa è la lezione che cilascia il grande regista e seppure questo film sia stato da piùparti criticato, quello che vediamo è una zummata sulla verità deifatti intorno a vicende consumatesi nel 1917, sulle montagnealpine. A 50 metri da una trincea sono schierati i nemici chebombardano ripetutamente; sotto, a pochi metri, un trapano stascavando per inserire della dinamite e farli implodere; i nostrisoldati sotto il tiro di cecchini sono intrappolati dentro un luogodi morte, non possono uscire e il freddo morde.

Sullo sfondo solo latrincea col suono dei campanacci appesi sul filo spinato in unanottata di gelo sfiorato dalla luce di una luna. L'ordine chearriva dall'alto è assurdo, uscire, e compiere un assalto, significamorire all'istante. L'ufficiale che deve trasmettere l'ordine,preferisce staccarsi i gradi davanti ai suoi uomini, non obbedisce.Un uomo accetta, con la speranza di una licenza e una manciata disoldi. Nel giro di pochi minuti, tra cannoneggiamenti e azioniimprovvide ne muoiono tre. Per il resto tutto si svolge nell'internodella trincea. Un soldato afferma 'di quel che c'è statoqui non si vedrà più niente e quello che abbiamo patito nonsembrerà più vero' La lezione di Remarque, di Buzzati, diRigoni Stern è stata fatta propria.

L'inutilità di certisacrifici è evidente a tutti, ma ciononostante tutto si ripete.

Lascenografia è di Giuseppe Pirrotta, la fotografia superba èquella di Fabio Olmi, e costumi di Andrea Cavalletto.Chi per ragioni di studio si è occupato di tale tema ritrova nelfilm una ricostruzione esatta degli ambienti, mentre esemplare larecitazione degli attori.

Un film da vedere perchè si discosta dallafilmografia tradizionale e l'attenzione del regista s'incentra sullacondizione umana, questa interminabile attesa della morte. ErmannoOlmi, pur in un quadro di disperazione, sa far parlare i soldati coni loro dialetti regionali e non mancano scene di alta poesia. Filmche sa emozionare nel profondo