Alessandro Preziosi mette subito le cose in chiaro: ama i classici, li trova rassicuranti. E dopo l'Amleto e il Cyrano, ecco il turno di Don Giovanni, mito letterario per eccellenza, l'unico di cui non si può fare a meno. "Don Giovanni venne concepito nel Rinascimento come il modello supremo di peccatore, il prototipo del lussurioso in un contesto di moralità imposta, di profonda religiosità che concepiva la seduzione come elemento verticale verso l'Inferno", spiega l'attore napoletano che, dello spettacolo che sta portando con successo in giro per l'Italia, ha curato anche la regia.
Il Don Giovanni interpretato da Alessandro Preziosi - L'opera, dal 3 al 15 febbraio sarà al teatro Nuovo di Milano. L'attore, che come annunciato sopra, ha curato anche la regia, ha sottolineato che: "Don Giovanni è l'emblema di una società che vuole essere sedotta, come la società di oggi". Dunque, è questo il senso di un'ennesima riscrittura del mito? "La sua contemporaneità è nel suo essere 'letterario'. Don Giovanni è un personaggio in cui non ci si può immedesimare, però esprime la quintessenza della nostra epoca. Il sentimento dell'amore per lui aveva questo tempo brevissimo, s'innamorava giusto un attimo, viveva l'amore come un sentimento a termine, come anche noi oggi, in un certo senso, siamo costretti a constatare", racconta ancora, durante un'intervista al Corriere Tv, Preziosi che per realizzare questa pièce si è documentato moltissimo: "come se stessi facendo una tesi di laurea".
In quest'opera ha messo tutto se stesso. E forse non è un caso che il suo centro tematico sia il concetto di seduzione. Un concetto che l'attore-regista guarda da un punto di vista etimologico-filologico: "Sedurre nel senso di attirare a sé ciò che si desidera. Col tempo ho acquisito consapevolezza e ho imparato a sedurre.
Da piccolo ero sedotto, ma con gli anni sono diventato seduttore". Seduttore sì, ma non Dongiovanni. Per lui quell'epoca è finita. "Ora ho 41 anni, lavoro, sono un buon papà; quella fase è finita", asserisce sicuro a Vanity Fair, aggiungendo che se Don Giovanni andrà all'inferno, a lui toccherà il paradiso, "perché poi, al dunque, sono uno che sa amare".