Il giovane favoloso inizia con la scena di tre bambini che giocano nel giardino di un antico palazzo nobiliare. Questri tre bambini sono i fratelli Leopardi, figli del conte di Recanati Monaldo Leopardi e della severa marchesa Adelaide Antici; genitori bigotti ed arcigni che impongono alla prole uno "studio matto e disperatissimo" e quasi nessun contatto con il mondo esterno. Il regista Mario Martone ci racconta il suo Leopardi, un Leopardi impulsivo, combattivo, disperato, in preda ai fantasmi e al ricordo perenne delle figure genitoriali che influenzeranno per sempre la sua breve vita; soprattutto sua madre, la marchesa Antici, anaffettiva, dura e a tratti molto più castrante e soffocante del consorte Monaldo.

Non è un caso che la stessa Adelaide presti in una scena il volto della natura matrigna, immaginata dal poeta come una donna di pietra titanica. La prima ora de Il giovane favoloso è interamente ambientata a Recanati, a questo punto si possono notare alcune ispirazioni tratte dall'Amadeus di Milos Forman, così come il rapporto genitore-figlio tra Monaldo e Giacomo richiama quello tra Mozart e suo padre. Un' adolescenza quella di Giacomo, soffocata ed incastonata nella biblioteca paterna; una giovinezza claustrofobica e oppressiva che dilanierà anche il fisico di Giacomo lasciando sul suo corpo gravi e permanenti malformazioni. In queste prime scene c'è un sorprendente effetto musicale, vari generi che si alternano dalla musica classica di Rossini a quella elettronica del teutonico Sasha Ring, fino ad arrivare al bellissimo pezzo Outer di Doug Van Nort.

Tramite un salto temporale poi l'ambientazione si sposta a Firenze, ove fanno capolinea nella vita di Giacomo Leopardi due figure fondamentali per il poeta: l'amore personificato da Fanny Targioni Tozzetti e l'amicizia rappresentata da Antonio Ranieri. Qui Martone ci presenta gli ambienti culturali fiorentini, ambienti che non sapranno apprezzare appieno la visionaria genialità del poeta, vista come un contrasto nei confronti di quelle idee progressiste che l'ottocento tanto decantava.

Dopo un breve passaggio a Roma, la parte finale del film si sposta a Napoli, città che ispira nella mente di Martone il non plus ultra della sua fantasia artistica. Alle pendici del Vesuvio, Giacomo muore non prima di aver composto La Ginestra, poesia che lascia trasparire un iniziale cambiamento nel pensiero poetante del Leopardi.





Martone ci racconta Leopardi a 360 gradi: il suo genio, le sue frustrazioni, i suoi piccoli e fugaci momenti di gioia e le sue esperienze amorose esclusivamente platoniche e mai consumate. Elio Germano interpreta un Leopardi umano, che rimane iconico nel suo genio e nel suo carisma certo, ma allo stesso tempo molto terreno nei suoi pregi e difetti. Un film erudito che farà provare vari sentimenti e suggestioni nell'animo dello spettatore, un'opera cinematografica sicuramente degna di visione.