La Scuola si interroga sulla didattica. Dopo che la Francia ha annunciato la sua Buona Scuola, con la giovane ministro dell'Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem che ha imposto un dettato al giorno nelle classi delle elementari per non vedere più strafalcioni ovunque, anche nelle e-mail, negli sms e perfino nelle lettere d'amore, ecco che il dibattito si è acceso anche in Italia.

Dibattito tra docenti: perché tornare al dettato in classe?

E' stato il quotidiano La Stampa a provocare gli insegnanti sull'importanza di tornare ai vecchi metodi. Innanzitutto quello della scrittura manuale: tablet, smathphone e pc hanno prodotto il lento abbandono dell'utilizzo della propria scrittura a manoe del movimento delle dita.

Scrivere con la penna su un foglio non è importante solo per consolidare la conoscenza della lingua materna, ma anche per tenere lontani queipericolosi neologismi, modi di scrivere e abbreviazioni che imperversano nelle chat.

E, in più, la bella scrittura è un valore da non trascurare: la manualità nello scrivere è essa stessa arte, aspetto molto curato nelleculture orientali come in quelle cinesi o giapponesi. Infine, scrivere a mano è un toccasana per il cervello: tenerlo allenato alla scrittura e all'impegno di migliorare la propria calligrafia non può che far bene. Solo i medici non impareranno mai a farlo.

Didattica, gli alunni devono imparare le poesie a memoria?

La discussione lanciata sul tema da La Stampa, riporta l'edizione quotidiana del giornale, non solo ha riscontrato una notevole e competente partecipazione da parte degli insegnanti, ma ha aggiunto anche nuovi capitoli di approfondimento.

E, tra le buone pratiche della scuola che fu, c'è anche quella di far imparare ai propri alunni le poesie a memoria.

Dunque, non solo il dettato, non solo il riassunto come capacità di riportare i famosi "punti salienti" di uno scritto, ma anche la capacità di imparare dalla memoria esterna, anche se poi, come sostiene la docente Maria Pia Veladiano, "gli studenti non ne conserveranno una traccia mnestica".

Quale allora la soluzione? Tornare all'apprendimento mnemonico?

"Si, ma con giudizio - conclude la docente - Gli studenti imparano le poesie anche se non sono state assegnate. Ad esempio, con le canzoni". Sul punto, un altro decente, Alessandro D'Avenia, chiarisce: "Non è importante quanta poesia o prosa imparino gli alunni, ma cosa ne resta davvero".