Dal prossimo 1° maggio l’APE entrerà ufficialmente nel sistema previdenziale italiano. Il giorno conosciuto comunemente per la festa dei lavoratori, sarà quello in cui il Governo ha deciso di far iniziare le possibili domande di Anticipo Pensionistico. Tutto è confermato dall’inserimento dell’APE in Legge di Bilancio ed anche se la manovra deve ancora passare per il Parlamento e per i numerosi emendamenti che tutti si aspettano, salvo sorprese, la misura è già pronta. Da maggio 2017 quindi i lavoratori potranno richiedere l’APE e quindi è necessario sapere come fare.

Alcune agevolazioni

Sicuramente le proposte di modifiche (gli emendamenti) alla Legge di Bilancio saranno tante e l’APE non sarà risparmiata. La misura, che di fatto fa entrare nel sistema pensionistico le banche come enti finanziatori della pensione, potrà essere ritoccata, livellata su alcune questioni, ma ormai il prodotto è pressoché finito. L’APE sociale sarà quella per la quale lo Stato si accollerà il debito contratto dai pensionati bisognosi di aiuto. Per questa APE definita social, sarà necessario oltre che aver compiuto 63 anni, anche avere 30 anni di contributi versati. Inoltre bisognerà essere disoccupati di lungo corso, disabili o con disabili a carico. Possibilità concessa anche alle undici nuove categorie di lavori considerati pesanti (maestre di asilo, edili e camionisti tanto per citarne alcune), per i quali però serviranno 36 anni di contributi.

L’APE aziendale invece è una formula che consente a datore di lavoro e dipendente, in comune accordo di scegliere l’APE per quest’ultimo e raggiungere due loro obiettivi. L’azienda ringiovanirà o ridurrà il proprio organico dipendenti, mentre il lavoratore potrà andare in pensione prima. In questo caso sarà l’azienda a versare i contributi mancanti per i 3 anni e 7 mesi di anticipo pensionistico, in modo tale da rendere meno pesante il taglio di pensione relativo alla rata di prestito per il pensionato.

Come capire la strada da prendere

L’APE volontaria è quella che sarà a disposizione della stragrande maggioranza dei lavoratori che dal 2017 e fino alla fine del 2018, compiranno 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi. La pensione sarà erogata dall’Inps utilizzando i soldi delle banche che in parole povere, presteranno i soldi ai pensionati.

Questi ultimi, una volta andati in pensione per davvero, a 66 anni e 7 mesi, dovranno restituire i soldi indietro alla banca, con interessi e spese assicurative. Per valutare bene il taglio che si subirà, l’importo della pensione a 63 anni e quella futura dopo i 66.7, l’INPS adeguerà l’attuale simulatore di pensione presente on line, cioè “la tua pensione”, all’APE. La procedura è confermata da un articolo del quotidiano “Il Sole24Ore” del 27 ottobre. Il lavoratore collegandosi al sito ed accedendovi tramite PIN e password di seconda generazione, quelle usa e getta, potrà scegliere importi dell’APE e durata dell’anticipo, potrà optare per un addio definitivo al lavoro o solo con un addio graduale, cioè passando per il part-time.

La portata della rata e l’impatto sulla pensione futura sarà immediatamente visibile sulla simulazione. Una volta valutato il tutto, il lavoratore dovrà presentare due istanze all’INPS. La prima come di consueto è la domanda di certificazione, cioè la richiesta di conferma all’INPS del diritto alla pensione, cioè l’APE. Passaggio importante questo perché l’INPS deve confermare attraverso i suoi dati presenti in archivi, se la pensione futura del lavoratore, a seguito del taglio o della rata da restituire, scenda sotto la soglia delle 700 euro mensili, soglia sotto la quale il diritto all’APE è precluso. In seconda battuta bisognerà passare ai fatti, cioè richiedere l’APE, sempre all’INPS, indicando anche i nomi della banca e della assicurazione che si occuperanno fisicamente del finanziamento. Presto un Decreto del Presidente del Consiglio dovrebbe definire meglio tutti i dettagli.