L’incontro tra Governo e sindacati di oggi, 14 ottobre ha confermato alcune misure che erano già pronte per essere inserite nella Legge di Bilancio che il Consiglio dei Ministri domani si appresta a ratificare. I nodi da sciogliere erano soprattutto quelli relativi alle categorie di lavoratori a cui applicare l’APE social e su questi, l’incontro di oggi ha previsto sostanziali novità. Proietti, segretario confederale della UIL, una delle tre grandi sigle sindacali sedute al tavolo, al margine dell’incontro iniziato stamattina alle 8:00 ha spiegato i punti salienti del summit.
APE social, ma non con 20 anni di contributi
L’APE è lo strumento che risponde alla necessità di flessibilità nel mondo previdenziale. La misura si rivolge a soggetti vicini alla pensione di vecchiaia che ha come requisiti il possesso di una età anagrafica pari a 66 anni e 7 mesi, oltre che ad almeno 20 anni di contributi. Senza entrare troppo sulla misura in senso tecnico, col prestito delle banche e tutto quello che ne consegue, i nodi da sciogliere a cui era chiamato il Governo erano riferiti soprattutto ai beneficiari dell’APE social, quella a costo zero per i lavoratori. Vengono confermati, tra i soggetti beneficiari di questa uscita anticipata, oltre ai disoccupati, anche i disabili e i parenti dei disabili.
Sembrano certi anche altri inserimenti tra cui le maestre delle scuole di infanzia, i macchinisti ferrotranviari, gli autisti di automezzi pesanti, gli edili e gli infermieri.
Le novità più importanti così come spiegate da Proietti però sono i requisiti di accesso, cioè quelli che deve avere singolarmente ogni lavoratore. Il limite reddituale confermato dal Governo è rimasto quello di 1.350 euro lordi al mese e su questo, i sindacati continuano a non essere in linea con l’Esecutivo, ritenendo troppo basso l’importo.
Per quanto riguarda invece il montante dei contributi necessari per accedere all’APE social, quindi senza penalizzazioni, la sorpresa è l’aumento delle soglie. Infatti non basteranno 20 anni di contributi, parametro della pensione di vecchiaia e dell’APE volontaria o aziendale, ma ne serviranno di più, a seconda che si è disoccupati o in costanza di lavoro.
In pratica, un soggetto con 63 anni di età, con redditi entro i 1350 euro lordi al mese, potrà rientrare nell’APE a costo zero solo se ha versato 30 anni di contributi ed è attualmente disoccupato, oppure 35 se è normalmente al lavoro. Peggioramento dei requisiti necessari che come al solito rappresentano paletti per ridurre la platea di beneficiari e quindi la spesa per il Governo.
Altre novità dal summit
Confermati i 6 miliardi destinati alla previdenza in Legge di Bilancio, che per il 2017 saranno 1,5 miliardi. L'obiettivo contenimento dei costi da parte del Governo è stato evidenziato nuovamente oggi. La rata di prestito da restituire con l’APE, per quelli che non rientreranno nel trattamento agevolato, sarà pari al 4,5% della pensione per ogni anni di anticipo.
Lo sconto sulle penalizzazioni che si prevedevano (superiori al 20% per l’anticipo massimo) dovuto al 50% delle spese di assicurazione e di interessi del prestito che il Governo renderà detraibili fiscalmente, causa una necessità di incrementare i fondi destinati all’APE, e non solo a quella social. A conti fatti, sempre come sottolinea Proietti, il taglio del 4,5% per anno di anticipo non copre del tutto l’ammontare dei soldi da restituire alle banche. Ecco perché si cerca di tagliare il numero dei beneficiari dell’APE social per rientrare nel budget. Per quanto riguarda i precoci, un dato di fatto è che il Governo ha stabilito come possano bastare 41 anni di contributi per il giusto riposo.
Solo che la possibilità per il 2017 sarà ad esclusivo appannaggio di soggetti che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni e che risultino essere nelle condizioni dei beneficiari dell’APE social, quindi disoccupati, disabili, con famigliari disabili e impegnati in lavori pesanti, anche quelli di cui parla il Governo.