Intorno all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, c’è sempre qualcosa che non va. L'isee tanto famoso tra i cittadini che lo utilizzano, come Legge vuole, per richiedere le più svariate prestazioni assistenziali, stavolta ha fatto infuriare i CAF. La Consulta dei Centri di Assistenza Fiscale ha minacciato di bloccare l’erogazione del servizio ai cittadini a partire dal 1° marzo. Una situazione che graverebbe sulle fasce deboli di cittadini, quelle che richiedono ed utilizzano maggiormente l’Isee. Ecco i motivi di questa presa di posizione.

Una modello che è diventato sempre più complicato

Da poco è terminata la lunga querelle sulle indennità per disabili e sul loro inserimento nella Dsu come redditi di famiglia. Una serie di ricorsi al TAR del Lazio ed infine una pronuncia del Consiglio di Stato hanno confermato come queste indennità erogate a soggetti (o famiglie con soggetti a carico) portatori di handicap, non concorrono alla formazione del reddito del nucleo familiare e quindi dell’Isee. Il Decreto Legge n°42 del marzo 2016 ha messo nero su bianco quanto sancito dalle sentenza. Sono state così salvate le prestazioni assistenziali per queste famiglie, messe a rischio dal fatto che quanto percepito in aiuto del disagio familiare, facesse salire il reddito troppo in alto.

In pratica, per via di un aiuto se ne perdevano altri. Con buona pace di chi ha sussidi per i poveri, reddito minimo, incentivi economici per disagiati ed altre tipologie di aiuti, solo le indennità collegate ai disabili finiscono fuori dall’Isee. Questo quanto stabilito dalla riforma in materia, che ha giustamente provocato un inasprimento dei controlli sui dati autodichiarati nella Dsu, ma che allo stesso tempo ha aumentato la documentazione e gli adempimenti per i professionisti che assistono gli utenti nella richiesta del certificato Isee.

Al Caf, che funge da garante della veridicità della dichiarazione, bisogna portare libretti degli autoveicoli intestati alla famiglia, visure catastali, giacenza media dei conti correnti o libretti, saldi dei rapporti bancari, fotocopie dei buoni fruttiferi anche dei minorenni e così via. Una montagna di carte che significa un lavoro arduo per i Centri di Assistenza Fiscale per un servizio che ricordiamo, per il cittadino è gratuito.

Stop al servizio

I Centri di Assistenza Fiscale sono strutture che lavorano e che devono essere pagate. L’Isee gratuito per il cittadino non è un’opera di beneficenza da parte del Centro perché quest’ultimo non è una onlus o una società no-profit. È l’Inps a stabilire, dopo accordo con le associazioni di professionisti, quanto erogare ai Caf come rimborso per ogni pratica. Il problema è che la convenzione tra Inps e Caf è scaduta il 31 dicembre 2016 e non è stata ancora rinnovata. In parole povere, il lavoro dei Caf fatto a gennaio per gli Isee è stato svolto senza sapere quanto andranno a percepire. La Consulta Nazionale fa sapere che ha per senso di responsabilità, i Caf hanno continuato ad erogare il servizio proprio in una fase di maggiore bisogno per via delle scadenze degli Isee, fissata dalla riforma il 15 gennaio di ogni anno.

Numerose sono le pratiche già evase per il rinnovo degli Isee, soprattutto per chi percepiva il Bonus Bebè e rischiava la sospensione dell’incentivo per via della documentazione scaduta. Sempre la Consulta Nazionale fa sapere di avere prodotto richiesta all’Inps per trovare una soluzione in breve tempo, ma ancora oggi nessuna risposta è stata data ai Caf. Ecco perché con il protrarsi del silenzio da parte dell’Inps alle istanze della Consulta, nei prossimi giorni potrebbe accadere l’inevitabile, cioè i Caf potrebbero bloccare il servizio Isee lasciando in guai seri i cittadini. Tra l’altro, la Corte dei Conti, sempre secondo le dichiarazioni dei rappresentanti dei Centri, in riguardo all’esercizio 2015, ha sancito come sia urgente intervenire oltre che sulle coperture dei costi, anche dal punto di vista tecnico e normativo.