Sono dati in chiaroscuro quelli diffusi ieri dall’ISTAT sulla situazione dell’occupazione in Italia. Se da un lato, infatti, diminuisce (mese di febbraio) sia la disoccupazione generale (fissandosi all’11,5%) che quella giovanile (quantificata al 35,2%, - 1,7% rispetto al dato registrato a gennaio), dall’altro aumenta anche la quota dei cosiddetti "inattivi", persone sfiduciate che rinunciano perfino a cercare Lavoro (e che quindi non vengono contabilizzati tra i disoccupati). L’incremento degli occupati, inoltre, è particolarmente consistente soprattutto tra gli ultracinquantenni.

Risultato, quest’ultimo, legato in buona parte all’innalzamento dell’età pensionabile.

I dati pubblicati dall’Istituto statistico hanno suscitato reazioni di segno opposto nel mondo politico, soprattutto in relazione all’efficacia del programma di riforme portato avanti dal governo Renzi prima, e da quello Gentiloni dopo.

Soddisfazione è stata espressa dal Pd e da vari esponenti dell’esecutivo. Lo stesso Renzi ha rivendicato i meriti del suo governo: “Quando si fanno le cose sul serio, piano piano le cose migliorano. Il Jobs Act funziona, ormai negarlo è impossibile".

Il premier Gentiloni, in un tweet, ha esultato per il calo della disoccupazione giovanile, “segno che l’impegno per le riforme ottiene risultati”, mentre il titolare del Lavoro Giuliano Poletti ha rimarcato come dal 2014 ad oggi si registrano "716mila occupati in più, di cui 478 stabili.”

Di “fallimento delle politiche Renzi-Poletti” ha parlato il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta, mentre si tratta di "esultanza fuori luogo da parte del governo e della maggioranza" per il senatore e presidente di Idea Gaetano Quagliariello.

Da sinistra, durissima è, invece, arrivata la presa di posizione del governatore della Toscana Enrico Rossi, fuoriuscito dal Pd in polemica con Renzi e fondatore insieme a Bersani e Speranza di Articolo 1-Movimento dei democratici e progressisti: “Sui dati sull'occupazione continuano a prenderci per il c**o. Come sanno bene i lavoratori precari e i disoccupati.

La verità è che dopo anni di politiche di precarizzazione del lavoro, la massa dei lavoratori attivi sostanzialmente non cresce.” A rincarare la dose ci ha pensato Massimo D’Alema, che ha accusato il governo di presentare "la rassegnazione come successo", invitando la maggioranza a non fare propaganda su "un risultato che è in realtà drammatico, dato che la gente ormai non prova nemmeno a cercarlo un lavoro perché non nutre più alcuna speranza.”

Sul versante sindacati, la Cisl, pur apprezzando il significativo calo della disoccupazione su base mensile, particolarmente accentuato tra i giovani, ha invitato a "non lasciarsi andare a facili entusiasmi, visto che l’Italia rimane fanalino di coda in Europa per peggioramento del lavoro stabile e aumento dell'inattività."

Per il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, l’Italia per il momento si limita a galleggiare essendo la “ripresa e la crescita ancora troppo deboli per far aumentare in modo più consistente e stabile i posti di lavoro.”