La partita non è ancora chiusa, con i sindacati che già minacciano battaglia, ma quanto asserito dal Ministro Poletti nel post-summit di oggi 16 ottobre sa tanto di “porta chiusa in faccia”. Stamattina alle 10, le tre grandi sigle confederali erano state invitate all’ennesimo incontro con i rappresentanti dell’Esecutivo per proseguire i lavori sul tema previdenziale. Il tutto con l’obbiettivo di verificare alcuni provvedimenti previdenziali da inserire nella ormai imminente Legge di Bilancio. L’incontro è terminato con un nulla di fatto, cioè è stato sospeso e rinviato a data incerta per permettere al Governo di svolgere la programmata seduta del Consiglio dei Ministri.

Le notizie di oggi quindi sono assolutamente deludenti per quanti erano in attesa di buone nuove in vista della manovra finanziaria.

Ci sono cose più urgenti delle pensioni

Qualcuno storcerà il naso ma il Ministro Poletti al termine del summit ha gelato il sangue dei sindacati e di quei lavoratori che erano in attesa degli esiti dell’incontro. In pratica, il titolare del Dicastero di Via Veneto ha confermato la posizione che da tempo il Governo aveva assunto circa le priorità da affrontare in manovra. Le Pensioni vengono dopo, non essendo attualmente priorità, questo quanto detto dal Ministro. Pensioni che rischiano di arrivare a 67 anni nel 2019 o addirittura a 70 nei prossimi anni, donne penalizzate perché sacrificano carriere e lavoro per la cura della famiglia e contributi per andare in pensione che rischiano di arrivare a 45 anni non sono un problema attuale per l’Esecutivo.

Il Governo ha in mente di rilanciare le politiche occupazionali piuttosto che rimettere a posto la previdenza vessata ancora dalla riforma Fornero. Politiche del lavoro che vedranno il varo della decontribuzione del 50% per le assunzioni di giovani fino a 35 anni o addirittura, sempre per i giovani, la decontribuzione totale nelle aree svantaggiate del paese.

Si allungherà di un altro anno la cassa integrazione straordinaria e si avvieranno percorsi di ricollocazione lavorativa per quanti hanno perduto il lavoro. Questo quello che il Governo ha in mente e poco margine di trattativa per il capitolo previdenziale che resterà sostanzialmente identico a quest’anno.

I sindacati scettici

Non potevano mancare le prese di posizione dei sindacati a margine dell’incontro e dopo le parole del Ministro del Lavoro. Il Consiglio dei Ministri odierno con ogni probabilità approverà la manovra finanziaria, con i soldi previsti dalla nota di aggiornamento del Def e con quanto si prevede di incassare dalle novità inserite nel Decreto Fiscale, un atto collegato proprio alla Legge di Stabilità. I sindacati evidentemente scossi dalle mancate risposte e dalla posizione assunta dal Governo auspicano che il Presidente del Consiglio prenda in mano la situazione perché come ha detto il Segretario Generale della Cisl, Annamaria Furlan, ci sono accordi già presi con il Governo che rappresentano punti salienti della cosiddetta fase 2.

Evitare di inserire alcuni provvedimenti in manovra finanziaria rischia di non dare seguito ad un lavoro che dura da molti mesi. Anche la Camusso e Barbagallo, rispettivamente per Cgil e Uil si dicono preoccupati delle mancate risposte avute. La Camusso per esempio, ha sollevato l’attenzione anche sull’aspettativa di vita che rischia di portare le pensioni a 67 anni dal 2019 o sui problemi di Ape social e quota 41 relativamente alle domande già presentate e bocciate dall’Inps. Barbagallo che qualche giorno fa aveva raccomandato il Governo sull’utilizzo delle cifre messe a disposizione nelle ultime manovre per capitoli come opzione donna o salvaguardia esodati e attualmente risparmiate, continua a parlare di cifre. La Uil chiede che venga fatta luce sulle reali risorse disponibili per le pensioni, in modo tale da verificare davvero se qualcosa può essere fatto o meno.