Da anni lo scienziato Craig Venter stupisce il mondo scientifico con le sue ricerche edesperimenti per dimostrare la possibilità di riprodurre la vita in chiave sintetica o artificiale; una seconda creazione dal genio umanoche, ovviamente, mina le verità metafisiche delle religioni, sollevando questioni bioetiche, spesso strumentali e ideologiche. L'ultimo esperimento del team di Venter è quasi la prova definitiva delle sue ipotesi estreme. Si tratta del primo batterio sintetico con un Dna ridotto al minimo - solo 473 geni - che contiene in sé tutte le istruzioni per la sopravvivenza.

Vita sintetica o nuova medicina?

Le polemiche accompagnano da sempre la Scienza radicaledi Venter, pioniere anche commerciale del Progetto Genoma. Quest'ultimo, infatti, è anche imprenditore e, a differenza di numerosi accademici restii a uscire dai laboratori, si trova molto a suo agio con i mass media. La domanda ricorrente è se davvero Venter e la sua equipe saranno in grado di dimostrare la vita sintetica. Il noto genetista italiano Edoardo Boncinelli, in “La scienza non ha bisogno di Dio”, ha spiegato la complessità delle ricerche dello scienziato, provando la consistenza poco scientifica dei suoi detrattori, che non sono presenti soltanto nel mondo religioso, ma anche nella comunità scientifica.

Lo stesso Venter, spregiudicato in pubblico, parla soprattutto di un discorso in progress e destinato in prima istanza a fondamentali e rivoluzionarie nuove terapie medico-curative. Quanto alla vita artificiale, dipende da questioni persino epistemologiche. Allo stato attuale degli esperimenti, l'ultimo dei quali recentissimo, non esiste ancora una definizione precisa e condivisa all'unanimità su che cosa sia la vita e su cosa la differenzi profondamente dalla materia inorganica.

La scienza e Dio

Molte critiche risultano poco scientifiche e di natura bioetica fondamentalista: trascendono il principio di precauzione sulle applicazioni mediche future di cui gli scienziati, sapendo quel che fanno, sono logicamente i principali e responsabili promotori. Certa bioetica, al contrario, mira a salvaguardare quell'irrazionalismo ostile alla scienza e al progresso, per perpetrare il dominio residuo sulla coscienza che risiede in alcune religioni, incapaci di adattarsial mondo nuovo della conoscenzae della scienza.

Se poi scenari futuri riveleranno che la maggioranza degli umani o dei cosiddetti postumani saranno più inclini alla riproduzione sinteticaper libera scelta,dal punto di vista storico e conoscitivo si verificherà ciò che non sarà diverso da quanto già accaduto. Infatti, un tempo le donne partorivano nelle capanne delle tribù o nelle case, allevavano i figli (quando non morivano) nutrendoli prima con il latte e poi con quel che i mariti cacciatori riuscivano a procurare, curandoli con erbe medico-naturali e pochissimo altro. A partire dalla modernità, la gravidanza e le nascite sono state potenziate e migliorate dall'assistenza medica e dalle condizioni di benessere generale, cibo e medicine.

Pur con tutte le contraddizioni che si vogliono, la Vita con la "V" maiuscola è semplicemente migliorata, i decessi di parto sono rarissimi, almeno in Occidente, e i bambini non muoiono nella prima infanzia, ma si sviluppano normalmente e vivono fino a 80 anni e anche oltre. Il resto è "fuffa" e certa bioetica arretrata dovrebbe predicare nel terzo/quarto mondo, se davvero amasse la Vita.